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Ci si sposa di più, ma per il futuro è meglio non fare troppe congetture

Ragioni economico-sociali e fattori culturali per cui i matrimoni continuano ad aumentare, e a un ritmo decisamente più intenso

Roberto Volpi

Ragioni economico-sociali e fattori culturali per cui i matrimoni continuano ad aumentare, e a un ritmo decisamente più intenso.

C’è perfino una notizia migliore, in fatto di matrimoni, rispetto a quella così vigorosamente salutata e sottolineata dalla stampa del ritorno dei matrimoni a un sia pur lieve aumento nel 2015 rispetto al 2014 (4.600 matrimoni in più, pari a un incremento percentuale del 2,3 per cento). La notizia perfino migliore è che i matrimoni continuano ad aumentare, e a un ritmo decisamente più intenso: nel primo semestre del 2016 sono stati celebrati, a stare ai dati dei bollettini mensili di statistica dell’Istat, 80.089 matrimoni rispetto ai 76.444 celebrati nel primo semestre del 2015, con un aumento di 3.645 matrimoni, pari al 4,8 per cento in più.

 

 

L’aumento dei matrimoni, che dura dunque da almeno un anno e mezzo, è chiaramente congiunturale e si chiama, parlando in termini del tutto generali, migliore situazione dell’Italia sotto il profilo dell’economia e segnatamente del lavoro, rispetto al biennio 2012-2013. E’ assai curioso che non un giornale sottolinei la cosa. Dopo aver avanzato analisi su analisi sulla caduta di matrimoni e figli a causa del critico stato e delle mediocri prospettive del paese, ecco che non ci si azzarda a porre la domanda sul perché di una sia pur contenuta risalita dei matrimoni. Dicevo: aumento dei matrimoni legati alla contingenza che non consente, non al momento almeno, di fare congetture e previsioni su quel che sarà a più lunga scadenza, negli anni a venire, e se davvero si tornerà a sposarsi a ritmi più appropriati rispetto a una società che intenda essere vitale o se non dovremo accontentarci di una ripresa che traccia una sorta di linea di confine tra l’essere e il non essere del matrimonio. Intanto limitiamoci a pensare che l’abbiamo scampata, senza dimenticare che lo scampato pericolo ha un nome e cognome e si chiama miglioramento della situazione generale del paese.


E’ un anno che andiamo dicendo, da queste colonne, che si intravvede una ripresa del matrimonio a seguito di una ripresa di alcuni indicatori soprattutto economici. Ed ecco che ci siamo. Certo, la tendenza di medio-lungo periodo dei matrimoni risponde anche ad altre logiche, mica soltanto economico-sociali. Che fossero solo certi fattori materiali a tenere basse nuzialità e natalità lo hanno sempre pensato proprio coloro che ora evitano di interrogarsi su com’è che comincia a manifestarsi una ripresa della nuzialità. Ci sono principalmente fattori culturali e ideali che si mischiano nella crisi senza fine di matrimoni e nascite, fattori che vanno a coagularsi in una visione assai individualistica della vita e della realizzazione di se stessi, che non è necessariamente negativa. C’è bisogno di tempo per affrontare con capacità inventiva una questione così decisiva.


Ma intanto godiamoci questo ritorno alle nozze che promette di essere più consistente ancora nell’anno in corso, non senza prima averne sottolineato le due maggiori criticità: due donne su tre si sposano dopo aver compiuto i 30 anni, e dunque mediamente assai tardi, mentre il più “prolifico” matrimonio religioso, rispetto a quello civile in grande spolvero, continua a perdere colpi, sia pure a un ritmo più contenuto. Si tratta di due fattori che non consentono ancora di guardare con una qualche ragionevole fiducia alla ripresa delle nascite, dopo quella che c’è da augurarsi appena iniziata dei matrimoni.

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