Lolita è esistita davvero

Maurizio Stefanini

Si chiamava Sally Horner e la sua storia è stata ricostruita da Sarah Weinman in un libro appena uscito negli Stati Uniti e in Gran Bretagna

Lolita”, almeno per la Treccani: “[dal nome della protagonista del romanzo Lolita (1955), dello scrittore russo (naturalizzato americano) V. V. Nabokov]. Adolescente precoce, che, anche per i suoi atteggiamenti maliziosi, già suscita desideri sessuali, spec. in uomini maturi; ninfetta”. La dodicenne pericolosamente amata da Humber Humbert, sopratutto grazie alla trasposizione in film di Stanley Kubrik del 1962, è diventata uno di quei personaggi letterari il cui nome ha superato i confini della letteratura e ha iniziano a descrivere un tipo umano. Un po' come Don Abbondio, nel senso di vigliacco. Oppure Don Chisciotte, il folle idealista che sfida i metaforici mulini a vento. O anche Dottor Jekyll, sofferente di personalità sdoppiata.

 

Eppure Lolita non è soltanto Dolores Haze, un personaggio uscito dall'immaginazione di Vladimir Nabokov, è stata anche una ragazzina esistita realmente, vittima, suo malgrado di un sordido fatto di cronaca: si chiamava Sally Horner. La sua storia è stata ricostruita da Sarah Weinman in un libro appena uscito negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: “The Real Lolita: The Kidnapping of Sally Horner and the Novel That Scandalized the World”.

 

Lo stesso Nabokov, in realtà, in una delle ultime pagine del suo racconto mette il protagonista a interrogare sé stesso: “Non è che ho fatto con Dolly lo stesso che Frank La Salle, un meccanico di 50 anni, aveva fatto nel 1948 con Sally Horner di 11?”. Anche se poi quando della vicenda si era parlato come possibile fonte di ispirazione aveva sempre smentito. Lo scrittore aveva ammesso che nello scrivere il libro aveva studiato vari fatti di cronaca simili, ma aveva allo stesso tempo spiegato che Lolita era solo un personaggio di fantasia.

 

Nel 2005 dell'argomento si era occupato Alexander Dolinin, considerato uno dei massimi esperti russi dell'opera di Nabokov. E fu Dolinin a rivelare che il caso di Sally Horner doveva aver rappresentato ben più di una generica fonte di ispirazione. Entrambe erano infatti brune, figlie di madri vedove, avevano la stessa età quando furono sequestrate e quando morirono. Ed entrambe erano state rapite in modalità quasi identici. Sfidata da alcune amiche a rubare un quaderno in un negozio, Sally fu scoperta da un uomo che le disse di essere un agente dell'Fbi e che doveva arrestarla. Ai pianti di lei le disse che non lo avrebbe fatto, a patto che lo seguisse. Spaventata, la bambina disse alla madre che era stata invitata a passare due settimane di vacanza a casa di un'amichetta, e La Salle rispose al telefono presentandosi come il padre dell'amica. La stessa madre la accompagnò al bus per la partenza. La differenza è che mentre Humber Humbert era un sofisticato docente di francese, La Salle era appunto un meccanico, con precedenti di pedofilia. Come racconta il libro di Sarah Weinman, Sally Horner sparì pochi giorni dopo il suo undicesimo compleanno nel giugno del 1948 e trascorrerà 21 mesi in luoghi sconosciuti prima di riuscire a scappare e tornare a casa. Ma proprio come Lolita muore di parto 17enne, anche Sally morì due anni dopo, anche se per un incidente stradale.

 

A questo va aggiunto che tra 1950 e 1952 Nabokov si trovava in una grave crisi creativa, che riuscì a superare, per sua stessa ammissione, scrivendo “Lolita”.

 

Partendo dalle intuizioni di Dolinin e aggiungendovi quattro anni di ricerca, Sarah Weinman crede di poter dimostrare che deve essere stata la lettura del caso Horner in qualche pagina di cronaca a sbloccarlo. E la sua idea è che anche Sally dovrebbe diventare un personaggio simbolo allo stesso modo di Lolita. Poiché Nabokov già in scritti precedenti era stato attratto dal tema della pedofilia, Sarah Weinman ricorda inoltre che lo stesso Nabokov a 9 anni era stato molestato da uno zio, che lo aveva fatto sedere sopra di sé in un modo simile a quello con cui Lolita fa provare a Humbert Humbert un orgasmo. Insomma, Nabokov era già stato entrambe le cose: è Humbert Humbert, trasparente travestimento di sé stesso; ed è Lolita. Ma aveva avuto bisogno di leggere la “trasposizione” di Sally e La Salle per calare i suoi fantasmi nella realtà.

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