Il concerto di beneficenza One Love Manchester (foto LaPresse)

"Europa nella barbarie"

Giulio Meotti

“Islamisti più forti degli angeli di Manchester”. Parla Nazir-Ali. “Non sappiamo perché la civiltà è attaccata”

Roma. 23 mila islamici radicali in Inghilterra, 15 mila in Francia, 19 mila in Belgio (metà solo a Molenbeek) e 10 mila in Germania. Sono i numeri nelle Terror watch list ufficiali dei quattro paesi europei più colpiti dal terrorismo islamico. Un esercito di 66 mila islamisti sul suolo europeo. Il primo a denunciare che nei fortini del multiculturalismo britannico stava crescendo un’armata di fanatici antioccidentali fu un vescovo anglicano, Michael Nazir-Ali, il più giovane della storia della chiesa d’Inghilterra. Nel 2002, quando Tony Blair fu chiamato a scegliere il successore di Lord Carey alla guida della Church of England, Nazir-Ali era il grande favorito. Ma lo spettro della crisi interna alla chiesa inglese, con i suoi settanta milioni di fedeli, spinse Downing Street a preferire i toni più morbidi del gallese Rowan Williams.

 

Figlio di un musulmano convertito al cristianesimo, il vescovo Nazir-Ali ha conosciuto il doppio fuoco del fondamentalismo islamico, prima da pastore nel “paese dei puri”, il Pakistan, che condanna a morte Asia Bibi, e poi in Inghilterra, dove il vescovo gira con la scorta, da quando gli islamisti lo minacciarono di morte. “La ghettizzazione e la segregazione delle comunità islamiche in tutta Europa ha dato l’opportunità all’estremismo islamico di radicalizzarsi nelle moschee, nelle scuole e nelle prigioni”, dice al Foglio il vescovo Nazir-Ali. “Theresa May ha riconosciuto questo, ma quando lo dissi io mi risero in faccia. Dissi che c’erano le ‘no-go zones’, e mi biasimarono. La Henry Jackson Society ha condotto un sondaggio secondo cui la stragrande maggioranza dei terroristi viene dai ghetti. Il multiculturalismo è una delle rovine del nostro tempo. Ma assieme al ghetto, c’è l’internazionalismo dell’islam radicale. In Pakistan, in Siria, in Inghilterra, ovunque è lo stesso problema, l’estremismo islamico. Sono appena tornato dal Kenya e anche lì hanno lo stesso problema. Non è sufficiente rimuovere il materiale su internet, si deve eliminare la contronarrativa nelle madrasse, nelle moschee, nelle università”.

 

Gli inglesi dicono di rispondere al terrore con i “British values”. “Carry on è solo un wishful thinking, è il rifiuto di prendere in considerazione i motivi per cui la civiltà è attaccata e chi la attacca. Gli islamisti pensano che la vittoria ultima sia dell’islam e che chiunque si metta sulla loro strada debba essere attaccato. La democrazia non è sufficiente in sé, come è successo in Europa negli anni Trenta. Si parla della ‘rule of law’, ma anche questa non basta. Dicono ‘tolerance’, ma questa ha portato ai problemi che vediamo oggi. Poi ‘respect’, ma puoi rispettare le persone anche criticando la loro fede. I media hanno una grande responsabilità in tutto questo, perché decidono cosa è ‘accettabile’. Il jihad è un dovere fisico o culturale nell’islam. Devono aprire il mondo alla propagazione dell’islam. Pensano che l’occidente esporti la sua decadenza nei paesi islamici. Nei loro ghetti inglesi non consentono alcol, droga, pantaloni corti e così via. Odiano tutto ciò che non è musulmano, non soltanto l’occidente, ma anche gli yazidi, gli hindù, gli ebrei, gli alawiti”.

 

Nazir-Ali ritiene che il secolarismo militante abbia molte colpe. “Il secolarismo ha reso le persone ignoranti su come la religione motiva le persone. Così si cerca sempre la motivazione economica, sociale. Ma l’odio, che vi piaccia o no, è spesso religioso. Il secolarismo ha rimosso una comune narrativa della giudeo-cristianità dall’Inghilterra per cui non ci sono più terreni fertili per la cultura. In questa totale perdita di significato ci sono solo i cliché e siamo tutti angeli come nel concerto di Manchester, ma angeli senza Dio. E’ una cultura superstiziosa laica di massa”.

 

E’ pessimista nel breve termine, Nazir-Ali. “Stiamo perdendo la guerra: c’è un flusso impressionante di rifugiati in Europa senza alcun controllo, imam radicali proliferano creando una sottocultura antioccidentale, leggi discriminanti aumentano nei paesi islamici, assieme alla persecuzione dei cristiani. Da cristiano sono speranzoso. Ma se l’Europa occidentale non riscopre se stessa, come ha detto il rabbino Jonathan Sacks, allora l’Europa cadrà nella barbarie. Papa Benedetto XVI aveva capito tutto. Ci sono due movimenti contemporanei che si incontrano qui: il rifiuto dell’Europa di capire cosa abbia creato una società liberale e la sfida dell’islam radicale. Il secolarismo non è sufficiente: i musulmani non riconoscono uguaglianza, libertà di coscienza e di espressione. L’islamismo è una ideologia spirituale e morale e, contro di essa, il secolarismo militante non potrà mai vincere”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.