Eugène Delacroix - La liberté guidant le peuple

Il grande exploit della bellezza coattivamente civile

Simonetta Sciandivasci

Al teatro dell'Opera di Roma va in scena da oggi l'"Andrea Chénier" diretto da Marco Bellocchio

A una ganza che gli piaceva un casino, Andrea Chénier, quello vero, scrisse: “Sono le tue belle natiche che m’hanno fatto fare questi graziosi versi”. Il Chenier lirico, immortalato nel 1896 da Umberto Giordano, figlio degenere (a vantaggio della bellezza) del verismo italiano, e dal suo librettista Luigi Illica – quello de La Boheme, per dirne una – era molto più morigerato. Da stasera, al Teatro dell’Opera di Roma, Marco Bellocchio riporta sul palco questo capolavoro di sovversivi contro rivoluzionari e chissà cosa ne trarranno i revanscisti del Settantasette. “Amate prima e prima di schernir sappiate Amore!”, dice Andrea alla frivola romantichetta Maddalena Di Coigny, figlia della contessa a casa della quale sta tenendosi la festa che apre il primo atto. Sfidato a un poetry slam da Maddalena e altre vezzose, che non vedono l’ora di portare in trionfo l’Abatino, il quale racconta parabole satiriche sul Terzo Stato mentre affonda il cucchiaio nella marmellata, così offrendo il placebo, la joie de vivre, l’illusione che nulla cambierà, che i pezzenti resteranno per sempre a fare la fame e le dame, incipriate e pasciute, a festeggiare la vita dentro un imperturbabile sogno bucolico. Chénier si rifiuta di fare altrettanto: è un poeta civile. A Maddalena che lo provoca, spiega che l’ispirazione non si comanda e la poesia non è morfina, parlandole poi d’amore patrio con l’ardore carnale che, fino ad allora, i letterati europei avevano indirizzato solo all’amor profano. Il salone gli schiamazza contro e sbuffa e un po’ lo teme: lui è il guastafeste, pensano tutti, non volendo capire che Chénier è il presagio dell’immalinconirsi delle cose propedeutico alla Rivoluzione che strapperà i fiori, sgozzerà i canti, spezzerà i corpetti, abolirà il tempo dilatato e i suoi privilegiati orologi, livellerà gli uomini mancando tuttavia di farli fratelli. Maddalena, la cui agnizione si compie già al primo atto, e Gerard, l’inserviente che ha letto gli illuministi dell’Enciclopedia, capiscono immediatamente che Chenier è la Storia come si sperava che andasse - e come, invece, non andò. E così, mentre Maddalena s'innamora di Chénier, Gerard s’innamora di Maddalena: nascono due amori interclassisti, sobillati dall’illusione che la Rivoluzione li benedirà. Errore. Sappiamo come andò a finire, in Francia: la tirannia cambiò esecutori e il potere passò nelle mani di chi era capace di prenderselo, purché non fosse un sovrano. La tensione del primo atto è il senso dell’opera e non sta in questa degenerazione, ma nelle condizioni che la prepararono.

 

L’ombra gettata sulla bellezza. La bellezza coattivamente civile. La spensieratezza che diviene reato. I vezzi ridotti a vizi. Uomini e donne ridotti a cittadini. “E’ ver che Robespierre allevi spie?”, domanda Bersi, a metà dell’opera, quando la Rivoluzione s’è compiuta, i nobili sono in fuga e lei, da dama di compagnia di Maddalena che era, è ora una “Meravigliosa”, una prostituta (non c’era molta scelta, per le donne del mondo nuovo, sebbene la libertà che aveva guidato il popolo all'uguaglianza fosse stata disegnata nuda e femmina). “Vuoi dire, Cittadina, osservatori dello spirito pubblico”, la corregge l’Incredibile, nel primo esempio di pol. corr. della librettistica italiana (e forse mondiale). Sarà l’Incredibile a portare alla cattura di Chenier, ghigliottinato due giorni prima della morte di Robespierre, il quale alle suppliche di Gerard di liberarlo risponde “Anche Platone bandiva i poeti dalla sua Repubblica”. Nella morte del poeta c’è uno degli errori della Rivoluzione che, un secolo dopo, Giordano può denunciare: l’ostilità al piacere. Accanto a Chénier, muore Maddalena, spacciandosi per un'altra, frettolosa com’è di ricongiungersi al suo amato nell’altrove dei giusti. “La nostra morte è il trionfo dell’amore!”, urlano i due pochi istanti prima di venire giustiziati. E, peggio ancora: “La morte viene col sole!”. E così, due amanti interclassisti, nel cuore dell’Europa illuminata, muoiono come quelli delle tragedie di tre secoli prima. Quando l’origine è la meta, questo è il prezzo.