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La nostra barbarie

Giulio Meotti

“La mania transgender è il segno della decadenza occidentale”. Il nuovo libro di Camille Paglia

Roma. Il North Carolina è stato oggetto di un anno di intenso boicottaggio economico, fino a quando non ha ceduto e ritirato la controversa legge sui bagni transgender. Nel weekend, l’Unione nazionale degli insegnanti in Inghilterra ha chiesto al governo di “esporre” i bambini fin dai due anni alle teorie transgender. E’ nata a New York la prima “bambola trans”. Le università americane sono in preda all’isteria sul corretto uso dei pronomi per non offendere i trans. E persino il National Geographic ha messo in copertina la “Gender Revolution”, accompagnata dalla foto di una bambina transgender di otto anni.

 

Cosa rappresenta questa mania che impera in ogni angolo dell’occidente? Secondo Camille Paglia, settantenne femminista eretica, lesbica, contrarian e libertaria, è il segno del declino della cultura e della civiltà occidentale. Lo spiega nel suo nuovo libro, “Free Women. Free Men”, recensito da tutti i grandi quotidiani americani. Il suo titolo più famoso, “Sexual Personae”, settecento pagine consacrate ad “arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson”, fu tacciato di essere “pericoloso”, “reazionario”, “infame”, perché metteva in discussione il femminismo mainstream e all’amorale gay postmoderno Michel Foucault preferiva i gay umanisti alla Walt Whitman e Oscar Wilde. Paglia, nient’altro che paglia. Così sette editori e cinque agenti ne rifiutarono il libro, mentre il grande Helmut Newton la difese contro le varie Alice Schwarzer.

“Le civiltà hanno attraversato cicli ricorrenti”, scrive Paglia nel nuovo saggio. “La cultura occidentale fin dall’inizio ha fuggito la femminilità. L’ultima grande società occidentale ad adorare le potenze femminili fu la Creta minoica. E in modo significativo è decaduta. La lezione è che il culto della femminilità non è garanzia di forza culturale. Quello che è sopravvissuto nella mente dell’Europa è stata la cultura micenea guerriera arrivata a noi attraverso Omero”. E ancora: “Ci sono molti parallelismi tra il nostro tempo e quello dell’Impero romano. Ogni volta che hai culture cosmopolite tolleranti e permissive, dove si pratica apertamente l’omosessualità, sembra che queste culture siano mature per il crollo!”. E ancora: “Stravaganze di sperimentazione del gender a volte precedono il collasso culturale, come ha fatto la Germania a Weimar. Come la fine di Roma, anche l’America è un impero che si distrae coi giochi e le attività ricreative. Ora come allora, ci sono forze al di fuori dei confini, fanatici per i quali il culto della mascolinità eroica ha ancora una forza tremenda”.

 

Paglia parla del transgender come di un movimento che “mina la capacità delle società occidentali di comprendere o reagire. I fenomeni transgender si moltiplicano e si diffondono in fasi ‘tardive’ della cultura, religiose e politiche. Le tradizioni familiari si indeboliscono e le civiltà iniziano a cadere. Quando una cultura comincia a decadere, c’è una inflorescenza di fenomeni transgender. Questo è un sintomo del crollo culturale”. Paglia scrive anche di nutrire “un rispetto enorme per la religione, che considero una fonte di valore psicologico, etico e culturale infinitamente più ricca dello sciocco e mortifero post-strutturalismo, che è diventato una religione secolarizzata. Nulla definisce meglio la decadenza dell’occidente del transessualismo”. Ammette che “i codici morali sono la civiltà. Senza di essi saremmo sopraffatti dalla caotica barbarie del sesso”. A differenza del “liberalismo umanitario” che incoraggia tutte queste possibilità transgender, Paglia si dice “preoccupata di come la cultura occidentale viene definita nel mondo, perché questo fenomeno in realtà incoraggia gli irrazionali e, direi, psicotici oppositori dell’occidente come i jihadisti dell’Isis. Come è successo che tanti giovani oggi si definiscano solo per l’identità sessuale? Una cultura puramente laica rischia, paradossalmente, di favorire l’ascesa dei fondamentalisti che promettono minacciosamente di purificarla”.

 

Come se non fosse un caso che l’occidente sia sotto attacco da parte di un’altra decadenza sessuale. Quella del burqa, della mutilazione genitale, della lapidazione, della schiavitù sessuale, degli omosessuali lanciati dai palazzi. La nemesi sanguinaria della “Gender Revolution”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.