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Ancora violenze sui mezzi pubblici a Milano: arrivano i guerrilla readers

Manuel Peruzzo

Con la scusa della cultura salgono sui tram e leggono libri ad alta voce per "strappare" i passeggeri dai loro smartphone. Ma nessuno li ha ancora picchiati

Ogni città ha i criminali che si cresce. A Milano ci sono i pestaggi delle baby gang, i messicani senza collo che si fanno a fette coi machete e ora una nuova piaga si annuncia minacciosa ai milanesi e forse in altre città: i guerrilla readers. Tradotto in italiano è "i molesti della biblioteca di Crescenzago". Il 25 marzo hanno dato prova di tutta la loro aggressività repressa leggendo brani scelti a ignari passeggeri del tram linea 1. Un’azione di efferata violenza simbolica descritta dal Fatto quotidiano come pacifica. Pacifica quanto gli africani che litigano urlando al telefono e hanno il traffico illimitato. 

 
Esiste un video che riprende la scena e di cui sconsigliamo la visione a chi è facilmente impressionabile. Si vedono passeggeri che credono d’essere liberi di occupare il proprio tempo usando il cellulare, chi per sextare, chi per leggere un articolo del New Yorker, chi per organizzare una cena con gli amici. Tutti in modo civile, vale a dire nella forma più alta d’educazione possibile: in silenzio. Poi appare la gang di lettori sguaiati, cioè il corrispettivo di sinistra midcult di un musicista zingaro senza braccia che suona il violino con i piedi, ma anziché reggere il violino brandisce un pericolosissimo raccoglitore ad anelli con un brano “scelto” che recita a turno con i propri colleghi: ad alta voce. Nessuna monetina ma qualche sorriso di gentilezza. Una volontaria commenta l'esito dell'operazione con senso di realtà: "Comunque è andata bene, non ci hanno preso a calci".

 

La performance è tutta da studiare. L’idea di volontariato, di letture scelte, di spazio pubblico comune da invadere in quanto spazio inteso come “tutti quelli giusti che hanno i nostri gusti”. Un living theatre luddista che se ti vede con l’iPhone in mano parte a recitarti la Mazzantini. L’emblema di feticizzazione della cultura che santifica libri, autori, scrittori e demonizza la tecnologia in nome della socializzazione. Perché lo sappiamo tutti che senza i telefoni ce ne staremmo seduti in tram o in metro a recitar poesie polacche o suonare l’arpa. Tu sei lì a organizzarti su Tinder e una sentinella in piedi di Crescenzago ti urla Guerra e Pace all’orecchio perché ha deciso per te che è meglio così. Consigliamo a Quinta Colonna di abbandonare i ladri e sostituirli con questa nuova deriva culturale di retroguardia. Meglio i ladri: almeno agiscono in silenzio. È esattamente come se dei ragazzini salissero in tram col reggaeton ad alto volume. Con la differenza che non userebbero la giustificazione ricattatoria della cultura. Non ci direbbero “è musica scelta”, e potremmo odiarli senza sensi di colpa. Ogni periodo ha le sue sciagure: ad alcuni è toccata la peste e ad altri la carestia, a noi toccano i guerrilla readers.

 
Perché ancor più fastidioso di qualcuno che ti legge un brano che non vuoi ascoltare è chi lo fa sentendosi un paladino civile che risveglia "i passeggeri rapiti dagli smartphone". Il Fatto quotidiano lo descrive come “un’esperienza innovativa che è stata accolta con entusiasmo dai milanesi: in meno di una settimana hanno risposto quasi in 2.000 al bando del Comune che cercava 150 nuovi volontari”. E promettono minacciosi di preparare nuove azioni a sorpresa “non necessariamente sui mezzi pubblici”. Dotarsi di cuffie è l’unico modo per resistere. 

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