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“L'islam rischia di travolgere l'occidente”, parla Pierre Lellouche

Giulio Meotti

Per l'ex sottosegretario al Commercio di Christine Lagarde "è una guerra senza fine. E io, a differenza di Onfray, non mi rassegno a mettere la croce tombale sul giudeo-cristianesimo"

Roma. “Nel libro sulle ‘Conséquences politiques de la paix’ del 1920, Jacques Bainville racconta una favola araba: un viaggiatore getta nel deserto i noccioli dei datteri consumati, uno di questi entra nell’occhio di un altro, uccidendolo, e il viaggiatore deve rimborsare la famiglia. Noi oggi paghiamo il prezzo delle pietre gettate nel vento della storia da quarant’anni”. Nato in Tunisia, autore del nuovo libro “Une guerre sans fin”, già sottosegretario al Commercio di Christine Lagarde, Pierre Lellouche usa questa fiaba per spiegare il prezzo che le democrazie stanno pagando al terrorismo islamico.

 

“Il terrorismo è una minaccia meno esistenziale per l’Europa occidentale dell’islamizzazione della società”, dice al Foglio Lellouche, uno dei pochissimi difensori della guerra in Iraq del 2003 in Francia. “Gli islamisti arrivano in un continente che sta demograficamente collassando, l’Italia è a pezzi per la natalità. Il mio approccio è l’esatto opposto di quello di Michel Onfray nel libro ‘Décadence’. Io non ce la faccio a mettere la croce tombale sulla civiltà giudaico-cristiana. Una massa di persone entra in una Europa che si sta demograficamente suicidando, in cui la secolarizzazione sta uccidendo il cristianesimo. Le chiese sono vuote. In Francia ci sono ottanta nuovi sacerdoti ogni anno. Cinque, sei villaggi devono raggrupparsi per costituire una parrocchia. Gli islamisti ci lanciano intanto la loro sfida: trasformare la società secondo la sharia e l’halal, nei caffè, nel cibo, nel vestiario, nell’idea di società. Non sono fuori legge, ma vivono secondo un’altra legge”. “Una guerra con flussi e riflussi”, scrive Eric Delbecque sul Figaro nel commentare il nuovo libro di Pierre Lellouche, “Une guerre sans fin”. “E’ la terza offensiva dell’islam in Europa, dopo quella seguita alla rivelazione di Maometto nel VII secolo e dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, che ha portato i turchi alle porte di Vienna. Una guerra all’incrocio tra storia e demografia. Nel 1914, il mondo arabo aveva da 35 a 40 milioni di persone. Nel 2015, 378 milioni. In Africa, la popolazione di 950 milioni raddoppierà entro il 2050. In particolare nel Sahel francofono. Durante questo periodo, l’Europa avrà perso 7,5 milioni di abitanti”.

 

“Stiamo vivendo una nuova fase nei quindici secoli di rapporti fra l’occidente e l’islam”, continua  Lellouche al Foglio. “A differenza della narrativa irenista diffusa, le relazioni tra Europa e islam da quindici secoli sono tutt’altro che ‘il dialogo di civiltà’ e la fratellanza pacifica. Inizia con Maometto, quando creò questa religione in Arabia Saudita nel VII secolo. L’islam è da subito una religione ma anche un sistema politico. Si espande da secoli, sui due lati del Mediterraneo, andando dall’India alle due sponde del Mediterraneo, e su fino all’Ucraina. E’ un movimento che va avanti e indietro fra occidente e islam. Nel Settimo secolo sono arrivati alla Spagna e al sud della Francia, dove vennero fermati a Poitiers. E poi in Sicilia, occupando parte dell’Italia. Le crociate non furono una espansione della cristianità in medio oriente, ma un movimento di autodifesa per liberare le terre che erano cristiane e che erano state occupate dall’islam. Poi gli Ottomani hanno conquistato la Turchia, che era completamente cristiana, e poi su fino alla Russia, dove Georgia e Armenia sopravvissero come oasi cristiane in un mare islamico. Dopo Vienna questa espansione si è fermata. Negli ultimi cento anni, avevamo creato un ‘limes’, un confine fra occidente e islam. I due campi sono rimasti isolati, con l’occidente che ha costruito la sua supremazia sulla superiorità militare e tecnologica. E l’intesa di Sykes Picot, la creazione del moderno medio oriente”.

 

E oggi? “Il limes è crollato, ma avevamo avuto un assaggio con il crollo della Yugoslavia. E’ una dislocazione storica epica. Le persone oggi non vogliono vedere o sentir parlare di questa tensione violenta. Jacques Bainville, il grande storico, nel suo libro dopo il trattato di Versailles previde l’ascesa del nazismo, ma anche che la distruzione della Turchia avrebbe aperto all’islam”. Quello cui assistiamo oggi è iniziato quarant’anni fa. “Il 99 per cento del terrorismo oggi nel mondo è di matrice islamica. Negli anni Settanta, ci fu la creazione dell’Iran khomeinista e negli stessi anni, con l’invasione russa dell’Afghanistan, la nascita dell’estremismo islamico sunnita. Oggi persino nel Sahel c’è una grande influenza wahabita, sono arrivati a esportare il loro credo ovunque nel mondo. E’ in corso un grande processo di reislamizzazione del mondo musulmano. Il fallimento del mondo arabo nei confronti della modernità è una delle chiavi per capire l’islamizzazione oggi in corso. L’Europa intanto apriva i confini all’immigrazione di massa, che l’islam politico ha visto come una forma di ‘conquista pacifica’. Nel 1976 in Francia ci fu la legge per la ‘riunificazione familiare’, che divenne legge in tutta Europa. In quarant’anni il numero di musulmani in Francia è arrivato a sei milioni. Questi paesi hanno chiuso volontariamente i propri occhi”.

 

E domani? “La demografia in Africa raddoppierà, i paesi del Sahel, come Ciad e Mali e Burkina Faso, passeranno a duecento milioni. E questa massa di persone, che vive in un deserto senza niente, si sposterà a nord. E lì l’islam radicale sta crescendo. Lascio a lei immaginare cosa sarà l’Europa. Stanno cambiando già le nostre società, hanno eliminato Theo van Gogh, Charlie Hebdo, così che oggi nessuno dice più niente sul Profeta dell’islam. Significa essere condannati a morte. Rushdie vive ancora sotto una fatwa. I giornali hanno adottato l’autocensura. L’ultima persona condannata a morte per blasfemia fu un ragazzo che si rifiutò di togliersi il cappello di fronte al re duecento anni fa. E oggi abbiamo i morti di Charlie uccisi per blasfemia. Gli islamisti usano le nostre libertà per distruggerle. In tutta Europa ci sono società parallele, come una sorta di Kosovo. Nel nostro sistema penale ci sono strumenti antiterrorismo, ma non li usiamo per paura di una rivolta islamica nel paese. Non stiamo combattendo seriamente. Stiamo dicendo alla gente, ‘imparate a vivere con il terrorismo’. La mia paura per il futuro è una guerra civile di bassa intensità con attacchi e riorganizzazioni. L’Europa occidentale è il ventre molle dell’occidente, spicca il Belgio, stato debole, fallito. Ci sono molti intellettuali francesi islamogoscisti che dicono che dobbiamo chiedere scusa per ciò che siamo. Il ministro dell’Istruzione Belkacem ha iniziato un programma per cancellare la storia medievale dai manuali scolastici. Le radici cristiane della Francia sono scomparse. E ha preso la decisione di insegnare arabo nelle scuole elementari. Lo storico Marc Bloch nel 1940 scrisse su come c’era stato un crollo intellettuale, non solo militare, all’origine della sconfitta. Bloch capì che le élite francesi del tempo non volevano vedere cosa stava succedendo. Oggi è lo stesso. Oggi un musulmano francese entra in una scuola ebraica e uccide dei bambini ebrei guardandoli negli occhi. Questo è quello che ha fatto Mohammed Merah a Tolosa. Domenica ho incontrato ebrei che stanno comprando case in Israele. C’è  sentimento di irreversibilità”.

 

Stiamo perdendo o vincendo la “guerre sans fin”? “Non stiamo vincendo, stiamo imparando a resistere al terrorismo,  stiamo affrontando un processo di islamizzazione che è una minaccia esistenziale alla civiltà occidentale. Quando scrivemmo la Costituzione europea ci fu la discussione se inserire le radici giudeo-cristiane e Jacques Chirac fece in modo che non venissero  citate. Noi abbiamo contribuito a questo crollo”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.