In cosa consiste la vera rivoluzione globale delle donne

Sergio Soave

L'8 marzo per spezzare le catene della sottomissione e ricordare che il superamento dello scontro di civiltà tra occidente e resto del mondo risiede proprio nella liberazione femminile

Uno dei dati fondamentali che caratterizzano una cultura e la civiltà che la esprime è la condizione della donna, nella famiglia, nella società, nella vita professionale e produttiva. Nel secolo scorso questa condizione è mutata in modo rivoluzionario in occidente, mentre non ha ottenuto progressi nemmeno lontanamente paragonabili nel resto del mondo (con le ovvie eccezioni di paesi asiatici occidentalizzati, da Israele al Giappone alla Corea del sud). Chi pensa a una protesta globale delle donne, invece di dedicarsi a iniziative effimere in sostanza chiuse nell’orizzonte occidentale, dovrebbe in primo luogo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze di questa profonda frattura tra le civiltà determinata dalla prevalente libertà (non solo) della donna nell’area occidentale e dall’insistenza sulla sottomissione (anche qui non solo, ma soprattutto) della donna nel resto del mondo. Si può dire che l’area della liberazione femminile (che non ha ancora raggiunto la parità concreta, ma che è in condizione di competere per ottenerla) coincide con quella della democrazia politica, ma in questo modo si trascura il carattere più profondo, più radicato di una rivoluzione di costume e di mentalità rispetto a una specifica forma istituzionale.

 

E’ contro questo cambiamento, considerato scandaloso ed eversivo dei valori fondanti delle civiltà orientali (non solo quella islamica, basti pensare al ruolo della donna nella concezione confuciana o induista), che hanno attecchito le radicalizzazioni anti occidentali. Da quando l’inarrestabile evoluzione del sistema informativo ha messo direttamente a confronto stili di vita che una volta restavano separati dalle barriere geografiche, le diverse civiltà non confinano ma in qualche modo si sovrappongono, il che porta a trasformare un atteggiamento “pacificamente” conservatore e tradizionalista in una rancorosa reazione alla pretesa “invasione” culturale altrui.

 

Questo (sia detto sommessamente) vale tanto per gli integralisti islamici quanto per i sovranisti occidentali. Le donne, però, non sono soltanto gli oggetti di queste diverse concezioni della società e della famiglia, sono soggetti in grado di promuovere il cambiamento, come hanno fatto in occidente quando non godevano ancora dei diritti politici. A queste donne ancora sottoposte a una dominazione che è parte integrante e ineliminabile di sistemi sociali autoritari si deve esprimere non solo la solidarietà, ma la fiducia che sarà per opera loro che si potranno superare nei fatti le ragioni di uno scontro di civiltà che oggi risiedono proprio nel confronto tra le diverse condizioni della donna.  

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