Speranza Scappucci

Il Così fan tutte per l'esordio romano del direttore Speranza Scappucci

Mario Leone

Sta calcando i più importanti teatri del mondo e dal 18 gennaio, per la prima volta, è sul palco del Teatro dell’Opera. Parla il maestro

Roma. Scende veloce, Speranza Scappucci, nella hall dell’hotel che la ospita in queste settimane romane. Rapida come quando, non ancora maggiorenne, correva sui gradini di piazza di Spagna per raggiungere il Conservatorio di Santa Cecilia. Sì, perché Speranza Scappucci è un direttore d’orchestra che sta calcando i più importanti teatri del mondo e dal 18 gennaio, per la prima volta, salirà sul palco del Teatro dell’Opera per dirigere il mozartiano Così fan tutte. “Sono emozionata. Dirigo per la prima volta nella mia città, in un teatro importante che ho frequentato sin da piccola”. Folta chioma bionda, sguardo vivo e idee chiare sulla vita e sulla musica. Speranza è diretta. “La musica mi piace farla con gli altri. Non sono un animo solitario. Sapevo che, pur avendo talento per il pianoforte, non avrei fatto la solista. Lo sentivo sin dai miei anni alla Juilliard”. Sì, la Juilliard. La scuola newyorchese dove si sono formati Van Cliburn, Miles Davis o Robin Williams; un modello unico per eccellenza e organizzazione. Speranza ci arriva dopo gli studi al Conservatorio dell’Urbe. Preparata da solidi maestri che “mi hanno insegnato tanto: il pianoforte e la musica da camera ma anche l’armonia e la storia della musica. Ho imparato la musica”. Eppure il direttore non aveva in mente di afferrare la bacchetta. I teatri sarebbero stati la sua casa ma come pianista accompagnatore, quello che suona l’opera al pianoforte permettendo l’impostazione di tutto il lavoro prima che arrivi, in ultimo, l’orchestra. “La mia è stata una lunga gavetta. Come pianista accompagnatore ho lavorato nei più importanti teatri americani. Poi per caso, senza aver progettato questo approdo, mi sono ritrovata sul podio”.


Siamo all’Università di Yale. Orchestra e coro di giovani e talentuosi studenti. La musica è quella di Mozart. Il Così fan tutte. Un segno del destino, chissà, sicuramente un’opera durissima con cui esordire di fronte a orchestra, cantanti e regia. “L’importante è che il direttore abbia le idee chiare e sia preparato. Bisogna creare, sin dal primo giorno, un rapporto di collaborazione totale. Con Graham Vick (regista del Così fan tutte che nel prossimo biennio terminerà la trilogia Da Ponte-Mozart) sono fortunata perché conosce la musica e non fa nulla che le vada contro; l’orchestra poi, nella quale ho ritrovato vecchi amici e colleghi di studio, sta abbracciando tutte le mie idee. Stiamo costruendo una cosa bella, ma aspettiamo la prima”. Sicuramente non è tutto facile e lineare come sembrerebbe dalle parole di Scappucci. Due cast da gestire, prove pressanti, incontri con la stampa, prime, anteprime, prove generali. Per fortuna c’è la musica di Mozart.


Nel 1790 il Così fan tutte suscitò tanto clamore. Beethoven la considerava un’opera triviale e licenziosa che metteva in ridicolo i sentimenti. Wagner non ne colse l’umorismo. Mozart portò in scena l’uguaglianza dei sessi, le pulsioni femminili, il tradimento, ma soprattutto l’amore. “L’opera non vuole denigrare le donne. Il nome tradisce un messaggio non pienamente vero. Dopo un viaggio di un giorno i personaggi – e quindi l’essere umano – scopre se stesso: debolezze, fragilità, desideri che sono comuni agli uomini di allora e di oggi”. Nell’arco di una giornata i sei personaggi, anche Don Alfonso e la serva Despina (che sono l’emblema dell’essere cinico), burattinai di tutte le vicende, imparano qualcosa e si ritrovano, sul finale, comunque cambiati. Il tempo vola e l’unico segnale del suo scorrere sono le nostre voci arrochite dall’influenza e dal tanto parlare. Mancano poche ore alla prima, essere in forma è fondamentale. Proprio come in una partita di calcio. Sport che Speranza Scappucci ama a strisce bianconere. “Un allenatore ha molto in comune con un direttore d’orchestra: devi indicare la strada ma non devi imporla; devi convincere con idee forti e trascinare gli altri”. Le chiedo di mister Allegri. Sì, le piace, ma non riesce a celare un amore per Conte “per la capacità di motivare i suoi giocatori”. Champions o scudetto? “Spero Champions ma in Europa è difficile”. Le rivelo la mia fede milanista, tergiversa. Le dico che fra dieci giorni ci incontreremo per la terza volta. “Avete già vinto due volte quest’anno”. Ecco perché te l’ho detto! “Tié!”, risponde. Scatta in piedi, è quasi ora di iniziare la prova. Risale i gradini veloce, un turbinio biondo screziato dalle tinte scure della sciarpa di lana. “Ti aspetto alla prima” e in un batter d’occhio la sua figura scompare tra i corridoi.