Studenti dell'Ateneo di Oxford (foto di Daniel Enchev, via Flickr)

A Oxford arrivano i pronomi gendericamente corretti

Giulio Meotti

Il sindacato studentesco dell’Ateneo ha realizzato un volantino con il quale incoraggia gli studenti ad utilizzare, piuttosto che “he” or “she”, lui e lei, una forma neutra di pronome: “ze”

Un gran bel progresso culturale, anche considerando che arriva dall’Università di Oxford, il tempio dell’eccellenza accademica anglosassone. Il sindacato studentesco dell’Ateneo ha realizzato un volantino con il quale incoraggia gli studenti ad utilizzare, piuttosto che “he” or “she”, lui e lei, una forma neutra di pronome: “ze”, alternativo al maschile e femminile. Questo per venire incontro agli studenti trans e a quelli gendericamente non identificabili. Gli studenti, secondo il Sunday Times, vorrebbero che anche i docenti cominciassero a utilizzare “ze”. Gli studenti hanno poi fatto marcia indietro, almeno pare. In tutto il mondo il gender sta diventando una ideologia draconiana e liberticida. La California aveva già il progetto di legge SB1146, già approvato in Senato, che prevedeva, sfruttando il principio della “non discriminazione”, di mettere bocca anche nelle università private, università cristiane. Università che avrebbero dovuto essere obbligate a far dividere una stanza occupata da una ragazza con un transessuale “donna”. Invece la City University di New York ha deciso di mettere al bando anche i già neutri “Mr.” e “Mrs”. Accademici e membri dello staff sono invitati a non utilizzare i saluti di genere in corrispondenza con gli studenti-e di utilizzare invece il nome completo di uno studente, in nome dello “sforzo continuo per assicurare un ambiente accogliente e inclusivo di genere”. Perché le donne dovrebbero dire se sono sposate o no? Disposizioni degne dei mullah iraniani e degli imam sauditi, che vogliono controllare la quantità di volto femminile visibile per strada, non di accademici che per giunta di definiscono “progressisti”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.