(immagine via Flickr)

In Spagna parte lo sciopero dei compiti per i fine settimana

Maurizio Stefanini

“Nella scuola manca una materia: il mio tempo libero”, è il nome della campagna lanciata da un sindacato dei genitori degli alunni.

Sciopero dei compiti per i fine settimana di tutto novembre. Non è qualche moderno epigono di Gian Burrasca o di Pinocchio a lanciare la provocazione, ma la Confederación Española de Asociaciones de Padres y Madres de Alumnos (Ceapa). E’ una rete che rappresenta i due terzi dei 18.000 istituti scolastici pubblici esistenti in Spagna, e che è uno dei due grandi “sindacati” di genitori di studenti del paese, assieme alla Confederación Católica Nacional de Padres de Familia y Padres de Alumnos (Concapa). In effetti, gli studenti spagnoli secondo l’Ocse fanno meno compiti a casa, rispetto agli italiani: 6,5 ore a settimana contro 9, che sono poi il secondo posto in assoluto tra i paesi considerati, dietro le 10 della Russia. La Spagna è invece quinta, superata anche da Irlanda e Polonia. Ma la media Ocse è 4,9, e le classifiche che misurano il rendimento scolastico indicano che i risultati scolastici migliori vengono da due paesi come la Finlandia e la Corea del sud, i cui ragazzi lavorano molto a scuola, ma poi a casa se la sbrigano con tre ore a settimana. E indicando appunto il modello sudcoreano e quello finlandese la Ceapa ha lanciato lo sciopero, che la stampa spagnola definisce “senza precedenti”, anche se in effetti il 26 marzo del 2012 anche la Fédération des conseils de parents d'élèves, organizzazione di genitori francesi vicini al Partito socialista, aveva organizzato uno sciopero simile (anche se allora la durata era stata fissata a sole due settimane, ma in compenso l’“astensione dai compiti” era totale).

 

In Francia i genitori avevano fatto lo sciopero non tanto in nome dei figli, ma di se stessi. “I professori subappaltano a noi il loro lavoro”, era stato il tono della protesta. L’associazione spagnola preferisce non soffermarsi sulla spinosa questione del coinvolgimento parentale nell’esecuzione dei compiti e sottolinea invece che questi “invadono il tempo delle famiglie” oltre a vulnerare “o il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica previsto all’articolo 31 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. “I compiti stanno diventando dannosi, dal momento che ostacolano lo sviluppo integrale al di là dei conoscimenti puramente accademici”, spiega il presidente della Ceapa José Luis Pazos. “Nella scuola manca una materia: il mio tempo libero”, è il nome della campagna,  che al posto dei compiti tradizionali propone attività alternative ma pure con valenza formativa, come ad esempio parlare di temi di attualità o visitare musei. Ma anche “godersi un po’ di tranquillità in famiglia” è proposto come un modo per crescere. “Sono anni che cerchiamo di far capire quanto sia ingiusta, inefficace e controproducente l’esistenza dei compiti a casa”, spiega la lettera aperta con cui la Ceapa ha convocato lo sciopero. “Tempi e metodi che in paesi che conseguono migliori risultati educativi (Finlandia o Germania, per esempio) sono stati adottati già da tempo e che permettono di educare meglio, insegnare meglio e rispettare al contempo i diritti dei minori. Nei loro paesi hanno messo al centro dell’educazione l’alunno e i risultati si notano”.

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