Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio

Il Pd di Renzi vuole il museo del fascismo

Redazione
“Si può cancellare la storia? No”. Il sindaco renziano di Predappio dice al Foglio che, finalmente, è pronto ad aprire il primo museo sul Ventennio in Italia. “E’ una battaglia culturale. Renzi? Mi ha detto di andare avanti”.

Roma. “Non possiamo cancellare la storia, non dobbiamo aver paura della storia”. Giorgio Frassineti ha cinquantacinque anni, è un esponente del Partito democratico, è, come si definisce, “un renziano di ferro”, e da sei anni ha un sogno particolare per la città che governa dal 2009: un museo che possa celebrare un pezzo della storia d’Italia. Un pezzo di storia d’Italia che però è piuttosto delicata e che riguarda il Ventennio che il nostro paese ha vissuto sotto la guida del regime fascista. Il sogno di Giorgio Frassineti nasce non per un’ossessione personale del sindaco renziano ma nasce perché la città che Frassineti governa si chiama Predappio ed è la città dove, il 29 luglio del 1883, nacque Benito Mussolini – e dove oggi è sepolto. Frassineti è stato rieletto pochi mesi fa, a maggio, nella sua città e dopo averlo annunciato per mesi ha deciso di arrivare al punto finale e di trasformare la sua battaglia “culturale”, come la chiama lui, in una missione sociale. Un museo del fascismo nella città dove nacque il padre politico del fascismo. Se ne era parlato tempo fa, quando Frassineti lo aveva annunciato prima di concludere il suo primo mandato. Se ne riparla ora, e ne riparliamo noi, non solo perché il sindaco di Predappio ha dedicato quattro delle ventisei pagine del programma elettorale alla costruzione del museo ma perché, così racconta il sindaco, l’idea di costruire un museo del Ventennio non piace solo agli elettori di Predappio – città dove è nato Mussolini e città dove è nato anche un altro presidente del Consiglio, Adone Zoli, nato, ricorda il sindaco, proprio nella casa della moglie di Mussolini – ma è un’idea che convince anche il segretario del Pd e presidente del Consiglio: Matteo Renzi.

 

“Il nostro paese – dice al Foglio Frassineti – si comporta spesso come un bambino che dopo una brutta esperienza decide di cancellare quell’esperienza e far finta di nulla. Chi si comporta così nasconde un problema, non lo supera, e lo stesso succede a chi nel nostro paese vuole nascondere la storia. Voglio un museo del fascismo, anche se so che museo non è la parola giusta, perché un museo monumentalizza, celebra, e io non voglio celebrare ma voglio soltanto raccontare, mettere in mostra. Per capirci: voglio questo museo per la stessa ragione per cui in Germania si trova il museo della Shoah: la storia, per comprenderla, la devi guardare negli occhi, anche se può fare male. Mi dicono: fermo, così celebri, non racconti, così trasformi Predappio nella Mecca dei fascisti italiani. Stronzate. Una buona politica, quando ha in mente un obiettivo, ha il dovere morale di rischiare. E il mio obiettivo, il nostro obiettivo, perché il mio partito è con me, è semplice ed elementare: dobbiamo dare il nostro contributo per raccontare il Novecento. Per raccontare i totalitarismi, con le Mauthausen, le Srebrenica, le Sarajevo, le coscienze nere del nostro continente. E dobbiamo farlo, se possibile, nei luoghi in cui quei frammenti di storia sono stati toccati più da vicino”.

 

[**Video_box_2**]Rimuovere la storia a volte è un modo per far vivere un’altra storia e per non celebrarla: è sicuro che sia possibile ricordare il fascismo senza magnificarlo? “Se non sei fascista, non sarà un museo sul fascismo a farti cambiare idea. Ma le pare possibile che un fenomeno di portata internazionale sia cancellato dalla storia del nostro paese? Le pare possibile che gli unici musei che in Italia raccontano la storia del Ventennio siano musei che descrivono solo gli ultimi anni del Ventennio, quelli della fine, quelli della Repubblica sociale? Le pare possibile, ancora, continuare a far finta che quegli anni non hanno cambiato l’Italia in un modo che forse vale la pena raccontare? Le pare possibile che un paese come il nostro il fascismo lo studi solo en passant sui libri di scuola? E’ storia, non revisionismo. E non ne faccio solo una questione economica. Ne faccio una missione. A meno che qualcuno non pensi che per spiegare quello che è successo in quei vent’anni in Italia sia sufficiente qualche foto di Mussolini appeso a testa in giù in un distributore di benzina a Milano. Finora la mia era solo un’idea. Ora siamo arrivati alla realizzazione: tra qualche giorno il comune diventerà formalmente proprietario del palazzo del fascio di Predappio e per costruire il museo, ma vedremo poi il nome che adotteremo, avremo 2.700 metri quadrati calpestabili, con una torre alta 40 metri, e tre piani circondati di marmi. E sono certo che una volta che partirà il progetto stato e governo non mi lasceranno solo”. Ne è sicuro? “Ne sono sicuro. Ho conosciuto il presidente del Consiglio durante la mia campagna elettorale. Era lo scorso 16 maggio. Gli raccontai la mia idea e lui mi disse delle parole per me definitive: bravo, vai avanti. Ed è proprio quello che sto facendo: sono andato avanti, e ora sono al traguardo. So già che ci saranno polemiche. Ma so già anche che la storia un giorno dirà che avevo ragione”.