Stay hungry, stay sexting. Il sesso al tempo dei Millennials

Simonetta Sciandivasci
Alle chat di fine millennio, quelle che s’era detto avrebbero ucciso il contatto umano, la conversazione e il romanticismo, si guarda adesso con nostalgia. Non si tratta di revisionismo, ma ogni valutazione è sempre comparazione.

Alle chat di fine millennio, quelle che s’era detto avrebbero ucciso il contatto umano, la conversazione e il romanticismo, si guarda adesso con nostalgia. Non si tratta di revisionismo, ma ogni valutazione è sempre comparazione: le App di incontri sono così tanto più spregiudicate, annichilenti, inumane da far sembrare le chiacchierate virtuali, esplose sulla coda degli anni Novanta e finalizzate più o meno esplicitamente alla ricerca di un partner co.co.pro, a tempo determinato o indeterminato che fosse, tentativi arcadici di elevazione dello spirito, emanazioni dirette di editti vittoriani, coraggiosi ma surclassati baluardi di un’umanità ormai perduta, alla stregua di oratori, romanzi epistolari di Richardson, penne biro. “Dating apocalypse”: così una 29enne newyorkese, etnia millennial, ha definito gli incontri da App (Tinder, Happn, Ok Cupid, Hinge) chiacchierando con Nancy Jo Sales, la giornalista di Vanity Fair America che ha pubblicato qualche giorno fa il reportage, a tratti agghiacciante, di una serata a spasso tra locali notturni frequentati da giovani eterosessuali a caccia di omologhi.

 

La notizia è che, diversamente da quanto era emerso a maggio da un sondaggio reso noto dall’Archives of Sexual Behaviour, secondo il quale i millennial erano, se non refrattari, di certo più restii al sesso occasionale rispetto ai loro coetanei delle generazioni precedenti (baby boomers e X generation), il 45 per cento dei millennial fa sesso occasionale, contro il più timido 30 per cento di chi era giovane e carino negli anni Ottanta e Novanta. Gli autori del sondaggio hanno giustificato l’errore spiegando che solo una metà della loro ricerca era basata su interviste, mentre il resto era stato evinto da indicatori sommari (percentuali). Il problema, però, non sta nei numeri – o almeno non solo – quanto nei modi di questa tendenza. Gli smartphone che Steve Jobs ha messo in mano alle nuove generazioni per spronarne fame e follia, infatti, sembra stiano allevando milioni di erotomani. Nancy Jo Sales riporta che, nei bar di Manhattan – in quelli di San Benedetto del Tronto, Bitritto e Vazzano è ragionevole credere che vada diversamente, ma chissà, in fondo tutto il mondo è paese – ragazzi e ragazze si incontrano e, con un cocktail in una mano e l’iPhone nell’altra, trascorrono la serata a cercare facili prede sulle App per incontri, dove, diversamente da quanto accadeva sulle chat, ciascun utente non possiede un profilo che sintetizzi qualcosa del suo posto nel mondo, ma è rappresentato esclusivamente da fotografie. Gli anni dell’infanzia passati a raccogliere figurine dovevano pur tornare utili.

 

Mashable ha pubblicato diversi screenshot delle conversazioni che vengono intrattenute dagli utenti di App: il canovaccio non cambia mai – breve saluto, giudizio su una qualche parte del corpo ben visibile in foto, richiesta di inviarne qualcuna delle parti intime (il millennial è un lombrosiano dell’ars amandi) e accordi su quando passare alla pratica, con tanto di scalettatura del tempo (“Voglio un blowjob tra 20 minuti, verresti a farmelo?”). Il corteggiamento, quella fase in cui si mentiva, ci si fingeva invincibili, irresistibili, avventurieri, sparvieri e, soprattutto, si faceva qualunque cosa per dissimulare la ragione per cui si era scelto di rivolgere la parola a quella persona specifica (ovvero, portarla a letto) è archiviata per sempre.

 

E non per alleggerire la tensione da primo appuntamento, quella che, con un colpo magistrale, Woody Allen in “Io&Annie”, quando porta fuori Diane Keaton, smorza proponendole di baciarsi subito, così da non rovinarsi la cena con l’ansia di doverlo fare, ben consapevole che i momenti romantici sarebbero arrivati comunque, ma dopo, perché lui ha non solo l’idea ma anche il desiderio di un dopo. Il corteggiamento tra i millennial sparisce perché la maggior parte di loro non desidera una relazione stabile. Tuttavia, bisognerebbe forse suggerire a Vanity Fair che non si può dipingere una generazione intera andando nei bar di Manhattan, né tantomeno la sessualità è resa intelligibile dalla fenomenologia delle App di uno Smartphone.

 

[**Video_box_2**]Vittime di questo carnaio, non dimentica di segnalare Nancy Jo Sales, sono le ragazze. Mentre i millennial fanno vanto delle decine di donne che riescono a portarsi a letto in un solo mese e senza sforzi (a parte formulare due frasi a effetto su Tinder, peraltro specificando di volere solo sesso), le millennial accusano il colpo. “L’abbondanza di opzioni fa credere all’uomo che ci sarà sempre di meglio, quindi non vorrà mai concentrarsi su una sola donna”, dice David Buss, professore di psicologia all’Università del Texas, aggiungendo che le donne sono state costrette ad adeguarsi a questo via vai da una botta e via che, altrimenti, non avrebbero mai scelto  (evidentemente, David Buss non ha seguito le blogger dell’Huffington Post, che quest’estate si sono scatenate, da vari angoli del mondo, in lettere-manifesto a figlie mai nate, in cui si raccomandavano di non accontentarsi mai e raccontavano quanto fosse bello essere single e quanta tristezza provassero per le loro compagne di scuola coniugate). Una rilevazione di misoginia arriva anche dall’Università del Michigan: Elizabeth Armstrong, docente di sociologia, sostiene che restano sempre e solo gli uomini a decidere quando e se si fa sul serio, persino negli incontri ravvicinati del tipo App, concludendo che il pianeta dovrebbe chiedersi perché le donne abbiano fatto così tanti passi avanti nella sfera pubblica e così pochi in quella privata. Come se avanzare significasse sempre e solo equipararsi, anche quando si tratta di allegare foto porno a sconosciuti, chiedendo in cosa sono specializzati, e non volendo riferirsi al master post- universitario.

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