Il maltempo a Roma domenica (foto LaPresse)

L'Italia, le piogge e il solito clima

Piero Vietti

Scaricabarile a Livorno, Raggi accusa il global warming. Rileggere Prodi

E’curioso vedere come nel volgere di pochi anni eventi simili abbiano spiegazioni così diverse. Appena due anni fa i consiglieri comunali del M5s a Roma, e con loro i leader nazionali del partito di Grillo, accusavano la giunta del sindaco Marino per gli allagamenti che bloccavano la capitale dopo ogni acquazzone. Poi, invece, l’illuminazione: Virginia Raggi ha detto che se domenica Roma era bloccata dalla pioggia e ancora ieri molte strade erano chiuse, è colpa dei cambiamenti climatici, a cui la città non è abituata. Il ritornello è noto, utilizzato dalla politica per non ammettere responsabilità e anzi possibilmente far sentire in colpa i cittadini, dato che il riscaldamento globale, come noto, è causato dalle attività umane.

 

 

L’uscita di Virginia Raggi, in verità, non è poi così diversa dai commenti che hanno accompagnato il devastante viaggio dell’uragano Irma sulla Florida. Negli Stati Uniti, però, non si trova praticamente traccia delle polemiche che da due giorni – ma non è una novità, succede tutti gli anni – politici e amministratori si rinfacciano. Lo scaricabarile di Livorno – dove il sindaco ha incolpato la Protezione Civile di avere diramato soltanto un allarme arancione prima dell’alluvione che ha causato morti e ingenti danni domenica – e i disagi nella capitale – piazze sommerse dall’acqua, tombini mai ripuliti, strade statali chiuse – trattati da principianti, sono segnali inequivocabili dell’incapacità di affrontare problemi complessi se non buttandola in caciara. Ogni anno in questo periodo, da sempre, la nostra penisola è colpita da eventi atmosferici intensi. E ogni anno in questo periodo inondazioni, frane e disagi feriscono la nostra penisola a causa della scarsa prevenzione, della cementificazione e dell’incapacità di prepararsi a eventi conosciuti. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove da sempre si sa che la prima settimana di settembre rappresenta il periodo di picco per l’intensità degli uragani tropicali.

 

Uragani che – nonostante il famigerato global warming – da anni non colpivano l’America come quest’anno. “Le bombe d’acqua non esistono – ha spiegato ieri al Messaggero Franco Prodi, fisico dell’atmosfera e climatologo di fama internazionale – “L’Italia non è diventata un paese tropicale. Piuttosto bisogna elaborare, ed eventualmente diffondere al pubblico, le immagini da satelliti e radar meteorologici per previsioni a breve termine”. Nowcasting e lavoro di squadra tra meteorologi, idrologi, geologi e Protezione Civile per “mettere in pratica un sistema di allerta e una catena di reazione” che arrivi fino ai cittadini. Forse per la Pubblica amministrazione italiana sarebbe troppo complicato. Molto più facile prendersela con i cambiamenti climatici.

  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.