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Il terrorismo e la stramba teoria del santuario italiano

Redazione

Perché non siamo ancora stati colpiti dagli attentati jihadisti? Si sussurrano complotti, ma la realtà sta nei numeri

Roma. Dopo ogni attentato in Europa circola puntualmente una teoria del complotto che cerca di spiegare il fatto che l’Italia non è ancora stata colpita dal terrorismo internazionale. Secondo i fautori di questa teoria, ci sarebbe un accordo fra i terroristi e i servizi segreti per consentire ai jihadisti di usare il nostro territorio a patto di non fare attentati. C’è un’altra versione meno saporita e meno intrigante che dice: “I terroristi non fanno attentati da noi perché l’Italia gli serve come punto di transito”. Basta seguire le cronache per smascherare queste ipotesi. A marzo quattro bosniaci sono stati arrestati perché preparavano un attentato a Venezia. A dicembre 2016 un italo-marocchino è stato arrestato perché preparava un attentato a Sesto San Giovanni. Ad aprile 2016 quattro marocchini sono stati arrestati perché avevano ricevuto la richiesta di fare un attentato a Roma. Sono soltanto esempi recenti, ma bastano a screditare la teoria dell’Italia come santuario da non toccare. La teoria non quadra anche perché questa generazione di terroristi funziona in modo diverso da quelle precedenti. Spesso non c’è un capo che impartisce ordini, ci sono individui sparsi che diventano fanatici e vanno a colpire. Se non c’è un centro di comando unico, come ci fa a essere una deliberazione di non colpire in Italia? Tanto più che dalla Siria e dall’Iraq la propaganda dello Stato islamico continua a indicare l’Italia come bersaglio da attaccare. Hanno minacciato Mattarella e Gentiloni nei video, hanno messo San Pietro sulla copertina della loro rivista, in un filmato prima hanno sgozzato venti ostaggi e poi hanno detto che l’obiettivo è Roma. Altri esempi screditano la teoria del santuario. Ci sono altri paesi dove i terroristi transitano, eppure sono attaccati, come per esempio la Turchia.

 

Per capire perché finora l’Italia è stata risparmiata, è più ragionevole guardare ai numeri. In Francia ci sono circa 250 individui tornati dalla guerra in Siria e in Iraq e c’è una lista di soggetti pericolosi che conta quindicimila persone. In Italia i volontari tornati da Iraq e Siria sono sei. Se si considera che per sorvegliare una persona ci vogliono 20 agenti che fanno turni a squadre, è facile capire che per ora i francesi – ma lo stesso vale per inglesi e belgi – hanno un problema più grande degli italiani. Lo Stato islamico è un gruppo opportunista. Colpisce dove riesce a colpire, l’importante è proiettare un’immagine di potenza, entusiasmare i supporter e far passare l’idea di un’Europa vulnerabile. Non ci sono paesi al riparo da quest’idea.

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