Operazione di salvataggio di 433 migranti al largo della costa libica (foto LaPresse)

Ong-trafficanti: zero prove, tante parole

Redazione

La procura di Siracusa e il Copasir smentiscono Zuccaro e Salvini

In audizione alla commissione Difesa del Senato, il procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano ha dichiarato che “non ci risulta nulla per quanto riguarda asseriti collegamenti obliqui o inquinati tra le ong o parti di esse con trafficanti. Non abbiamo nessun elemento investigativo, eppure abbiamo ascoltato centinaia e centinaia di persone”.

 

In sostanza Giordano ha sconfessato la tesi lanciata sui giornali e in tv dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sulla “collusione” tra ong e trafficanti. In un altro passaggio Giordano, che in questi anni è in “costante e continuo contatto” con le altre procure inclusa quella di Catania, è stato ancora più chiaro: “Non abbiamo nessuna evidenza probatoria, non abbiamo saputo nulla, non è mai emerso nulla”. Naturalmente, può darsi che a Catania abbiano elementi sconosciuti a chiunque, ma le affermazioni della procura di Siracusa sono particolarmente rilevanti perché ha giurisdizione su Augusta, il porto con il maggior numero di sbarchi di migranti in Italia e in Europa, dove sono passate tutte le ong che operano nel Mediterraneo.

 

Il procuratore Giordano ha negato anche di avere ricevuto qualsiasi tipo di informazione da servizi segreti italiani o stranieri. Su questo punto poi il presidente del Copasir Giacomo Stucchi (Lega nord) ha negato l’esistenza di dossier dei servizi italiani, smentendo le dichiarazioni di Matteo Salvini, segretario del suo stesso partito, che aveva insinuato l’esistenza di un report dei servizi su ong-trafficanti. Oggi verrà audito, sempre in commissione Difesa, il procuratore Zuccaro e vedremo se porterà nuovi elementi a supporto delle proprie elucubrazioni, perché quelle finora esposte sono solo insinuazioni dal contenuto diffamatorio. Nell’audizione del mese scorso, Zuccaro sosteneva che “sono certamente sospetti anche i paesi che danno bandiera” alle navi delle ong.

 

Alcune organizzazioni umanitarie hanno infatti navi che battono bandiera del Belize, Panama o Isole Marshall e per il procuratore questo impedirebbe la scoperta dei “canali di finanziamento” delle ong perché si tratta di “paesi non propriamente in prima fila per la collaborazione con le autorità giudiziarie”. Ma l’utilizzo delle “bandiere ombra”, a cui spesso si ricorre per ridurre i costi di gestione delle imbarcazioni, non si capisce in che modo ostacolerebbe il controllo sui bilanci di ong che hanno sede in paesi europei.

 

Non c’è un’inchiesta, non ci sono reati, non ci sono indagati, non ci sono prove, non si sa bene di cosa si parla. Ma soprattutto, perché un procuratore ne parla?

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