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Il silenzio sui tempi burocratici del sisma

Redazione

Il collo di bottiglia del sistema alimentato dai professionisti del cavillo

Traendo spunto dalle frasi pronunciate dal commissario Vasco Errani, che in modo un po’ concitato invitava i sindaci delle Marche a fare altri sforzi per fronteggiare la situazione determinata dai terremoti e dalle intemperie, si è aperta una polemica sullo stato della ricostruzione a sei mesi dal primo evento sismico nel centro Italia. Parlare di ricostruzione, mentre continua ad agire lo sciame sismico e le condizioni meteorologiche restano assai severe, per la verità, è improprio. Quel che si può fare, e certo come sempre si può fare meglio, è dotare i centri colpiti di strutture provvisorie e di rimuovere le macerie. Quel che ostacola queste attività è una certa ottusità burocratica, accompagnata dal collo di bottiglia rappresentato dalla supervisione dell’anticorruzione.

 

Se c’è un problema da criticare e da superare, è proprio questo meccanismo che imbriglia l’azione dei privati, delle amministrazioni, oltre che del commissario straordinario e della protezione civile. Non è ancora tempo di bilanci e di giudizi, ma si possono già identificare punti critici nel sistema, in modo da aiutare a rimuoverli, oppure indicare metodi e iniziative utili ad accelerare l’azione di protezione di popolazioni tanto duramente provate. Ancora più irritante è l’insistenza su questioni politiche individuali, come la scelta possibile di un abbandono del Pd da parte di Errani, mettendole in connessione con il presunto fallimento della sua azione come commissario. La critica è sempre una funzione lodevole dell’informazione ed è il sale della democrazia, ma in una situazione in cui sono alla prova la solidarietà e la coesione nazionale, eccessi e strumentalizzazioni non dovrebbero avere tutto questo spazio.

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