soccorsi tra i resti dell'aereo precipitato in Colombia (foto LaPresse)

Non c'è solo la mancanza di carburante tra le cause del disastro della Chapecoense

Maurizio Stefanini

La storia della compagnia aerea LaMia, su cui viaggiava la squadra di calcio brasiliana, ha molti lati oscuri fatti di carenze tecniche, manageriali e sospetti di corruzione

Un gravissimo scandalo politico sta emergendo in seguito alla tragedia della Chapecoense, un disastro che ha commosso il mondo del calcio, e che ha spinto il Torino a giocare col lutto al braccio anche in ricordo dell’altra tragedia di Superga. Al dramma si mescola però la farsa, con la scoperta che l’aereo è precipitato per mancanza di carburante in prossimità dell’aeroporto di Medellín, semplicemente per aver saltato la tappa in cui avrebbe dovuto fare rifornimento. E dietro la clamorosa inefficienza c’è la storia di una aviolinea che era stata costituita nel 2010 in Venezuela, a opera di un ex deputato amico di Chávez alla ricerca dei finanziamenti di un fondo cinese costituito apposta per sviluppare tecnologia nella Repubblica bolivariana. Insomma, era stata creata come startup, per ottenere le agevolazioni previste.

Ricardo Albacete Vidal, è questo il nome dell’imprenditore, per tre anni ha avuto il problema di ottenere i permessi di volo. E anche dopo è rimasto senza i soldi in cui aveva sperato: un po’ per la crisi economica in cui il Venezuela chavista era sprofondato, un po’ per via di qualche regolamento di conti all’interno della nomenklatura bolivariana. Nel gennaio del 2015 l’aviolinea LaMia è stata trasferita in Bolivia, dove il suocero del pilota morto nell’incidente era stato senatore. Per chiarire meglio il contesto: il 36enne Miguel Quiroga era anche socio di Albacete Vidal, nonché l’unico pilota di una compagnia con un solo aereo in condizioni di volare, su una flotta di tre velivoli. Ma l’accordo tra Cina e Venezuela da cui la compagnia era nata aveva certificato ben 12 aerei. Non si sa che fine abbiano fatto, così come non si sa che fine abbiano fatto i 170 milioni che i cinesi avevano destinato all’aerolinea.

Nel frattempo Albacete era andato in Spagna, dove si era messo a fare lobbying per la Sonangol, una società petrolifera cinese con sede in Angola, appartenente a un Tycoon di nome Xu Jinghua, nome d’arte Sam Pa. Dopo aver creato una compagnia aerea in Venezuela e aver estratto petrolio in Angola, Sam Pa si è messo a trafficare diamanti nello Zimbabwe, in cambio di un milione di dollari in finanziamenti all’intelligence dell’autoritario presidente Robert Mugabe. Per questo è finito sotto embargo americano, fin quando nell’ottobre del 2015 non è finito in galera proprio in Cina, vittima delle campagne anti-corruzione di Xi Jinping.

Insomma, un management non proprio trasparente. Eppure LaMia era utilizzata assiduamente dalle squadre di calcio latinoamericane per le loro trasferte, non è chiaro se per raccomandazioni particolari o semplicemente perché quel mercato nella regione non è ben coperto e LaMia era piuttosto a buon mercato. Anche la nazionale argentina aveva viaggiato con uno dei loro aerei ma una volta arrivati i giocatori si erano lamentati per le condizioni del velivolo. Adesso le autorità colombiane affermano che, esaurimento del carburante a parte, l’aereo non aveva seguito il piano di volo previsto, e neanche aveva comunicato i suoi problemi alla torre di controllo in modo corretto.

Di più su questi argomenti: