Erri De Luca (foto LaPresse)

“Bufale” a cena con Erri De Luca. Nuova trasmissione Rai, vecchie bugie Ogm

Luciano Capone

Dai semi sterili alle pere geniticamente modificate, le “parole contrarie” alla verità dello scrittore sono tante. Anche perché se Erri considera la neve una “forma di vita” si intuisce che la biologia non è proprio il suo forte.

Roma. Una cena con Erri De Luca a base di pere e bufale sulla televisione pubblica, forse non era il caso. “Indovina chi viene a cena”, il nuovo programma di Rai 3, condotto da Sabrina Giannini, nelle dichiarazioni dovrebbe occuparsi dei “falsi miti” sull’alimentazione, ma anziché sfatarli pare che abbia lo scopo di diffonderli. Nell’ultima puntata, a cena c’era Erri De Luca – lo scrittore della “parola contraria” alla Tav e favorevole ai sabotaggi – per parlare di quanto siano buoni i prodotti del “contadino” (guai a chiamarlo imprenditore agricolo, che si rovina il quadro bucolico). E’ normale per un cultore della bassa velocità e del chilometro zero. E va bene anche che uno scrittore si lasci andare al lirismo: “Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca”. Ma di certo ci si aspetta che un programma di informazione per discutere di biotecnologie inviti a cena un biologo, un agronomo, un genetista, anche perché se De Luca considera la neve una “forma di vita” si intuisce che la biologia non è proprio il suo forte. E invece lo scrittore napoletano è chiamato a spiegare come funzionano gli Organismi geneticamente modificati (Ogm). “Questa pera – dice Erri agitando il frutto – non ha un seme sterile. Se lo pianto esce fuori il pero”. “Invece se fosse della Monsanto?”, chiede la conduttrice riferendosi alla multinazionale biotech. “Se me lo regala la Monsanto, poi devo ricomprarlo, perché il seme è sterile”.

 

Le “parole contrarie” alla verità di De Luca sono tante. Innanzitutto è qualche decennio che gli agricoltori non conservano i semi vecchi, ma li acquistano ogni anno dalle aziende sementiere perché più produttivi. E questo accade con le colture tradizionali, indipendentemente dagli Ogm. Inoltre Monsanto,  oltre a non occuparsi di pere – nel suo “catalogo” ci sono foraggio, colza, mais, cotone, soia, ma neppure una pera – non produce nemmeno piante con “semi sterili”. Quella del famigerato “gene terminator” che rende le piante sterili è una panzana che circola da anni, anche se al mondo non esistono Ogm di questo tipo. Eppure,  paradossalmente, potrebbe essere un’innovazione auspicabile, che risolverebbe l’altra questione sempre sollevata dai movimenti No Ogm, quella della “contaminazione accidentale”, ovvero la preoccupazione che un campo di mais ogm possa contaminarne uno tradizionale a fianco: se gli Ogm fossero sterili il problema sarebbe eliminato alla radice. Ma il fronte pseudo ambientalista è talmente ideologico che gli Ogm non li vuole né fertili né sterili, oppure sostiene che siano allo stesso tempo sia fertili sia sterili: contaminano i campi degli altri, ma non il tuo se li vuoi ripiantare.

 

A “Indovina chi viene a cena” si è insomma parlato di “Ogm che non lo erano” (per usare una felice formula coniata per indicare le notizie false) e una lezione del genere non poteva che tenerla un cattivo maestro. L’unica nota positiva è sapere che se prima Erri De Luca seminava violenza, ora si limita a seminare pere. E bufale.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali