Silvio Berlusconi nel 2011 (foto LaPresse)

Nel 2011 Berlusconi era pronto a far uscire l'Italia dall'euro

Redazione
A riferirlo è stato l'economista Hans-Werner Sinn, ex direttore dell'Ifo Institute for Economic Research di Monaco. Per lo studioso la nostra situazione è disperata: "In Italia si discute tanto, ma non si agisce per cambiare le cose".

Nel 2011 "Berlusconi aveva avviato trattative riservate per chiedere l'uscita dell’Italia dall’euro, perché lui e altri rappresentanti dell’economia italiana non vedevano alternative a questo". A dirlo, in un intervista alla Welt, è l'economista Hans-Werner Sinn, già direttore dell'Ifo Institute for Economic Research di Monaco. E per il docente dell'Università di Monaco dal 2011 la situazione economica del nostro paese non è migliorata, continua a non essere competitiva e "e negli ultimi dieci anni non ha nemmeno fatto sforzi per diventarlo": "Il livello dei prezzi era eccessivo già prima della crisi, e da allora non è sceso. Anzi, dal 1995 i costi di produzione sono rincarati del 42 per cento rispetto a quelli tedeschi. I prezzi dovrebbero scendere, ma non succede nulla: in Italia si discute tanto, ma non si agisce per cambiare le cose".

 


L'economista Hans-Werner Sinn


 

"L’industria produce il 22 per cento di meno rispetto al periodo precedente la crisi", riporta nella sua analisi Sinn, che aggiunge: "La disoccupazione giovanile è quasi al 40 per cento, i fallimenti aumentano e, secondo un calcolo del Fondo Monetario Internazionale i prestiti non performanti sono cresciuti raggiungendo l’80 per cento del patrimonio delle banche. Un paese non può sopportare a lungo una situazione così catastrofica. Mi chiedo davvero quanto il paese riuscirà a resistere nell’euro: la metà dei cittadini ormai lo vuole lasciare. E’ il valore più alto di tutti i paesi dell’Eurozona!”.

 

E non solo l'Italia si trova in questa situazione. "La situazione economica dell'Europa del sud ha prodotto una bolla creditizia inflativa che scoppiando ha messo in crisi le economie. Oggi la disoccupazione è elevatissima e la gente delusa dell’euro. Al contempo, i creditori dell'Europa settentrionale sono irritati di dover sostenere il meridione con transfert e fondi di salvataggio". Sono questi i motivi che spingono l'economista a dire che "tra dieci anni l’Eurozona esisterà ancora nella sua forma attuale: non scomparirà, ma alcuni paesi la lasceranno, ed è giusto che sia così. La probabilità che l’Italia continui a farne parte cala di anno in anno. Il paese non riesce a gestirsi con l’euro".

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