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E' in corso un complotto-nostalgia

Paola Peduzzi

Diana, Tony Blair, Bill Clinton: il complotto è evidente. E il guastafeste ha sempre la solita faccia (quella di Trump) 

Mai vista tanta nostalgia tutta insieme, crogiolarsi nel passato è un passatempo troppo rassicurante per decidere di trovarsi un’alternativa. La Casa reale inglese non fa che ricordarci che il futuro è bello e radioso e pieno di principini: ieri William e Kate hanno annunciato l’arrivo del terzo figlio, Brexit o non Brexit il Regno Unito ci farà sognare. Ma i nostalgici non si accontentano di una promessa per il domani, dopo mesi in cui abbiamo letto qualsiasi cosa su Diana, vent’anni dalla morte e le foto (impietose) dei suoi figli allora e oggi, l’unica domanda possibile all’annuncio del nuovo principe che verrà è: se è femmina, William si deciderà a chiamarla Diana?

  

La nostalgia non è soltanto un vezzo, non è dettata soltanto dal fatto che l’America è irriconoscibile, per dire, o che la bomba atomica è in mano al dittatore meno affascinante della storia contemporanea (vi siete mai chiesti perché i cultori del putinismo, dell’assadismo, del gheddafismo, dell’uomo forte e determinato ancorché feroce, stiano tanto quieti di fronte a Kim Jong-Un: c’è un complotto-nostalgia in corso). Altrimenti non si spiegherebbe perché sulla prima pagina del Financial Times di qualche giorno fa risplendeva una foto dell’abbraccio affettuoso tra il presidente della Commissione europea Juncker e l’ex premier inglese Tony Blair in vista a Bruxelles (con la mano di Blair in primo piano che stringe il braccio di Juncker: ci volete male). Nel momento più burrascoso delle relazioni tra l’Europa e Londra, con Bruxelles pronta a dare lezioni settimanali sulla Brexit agli inglesi capoccioni, si abbraccia il passato, il britannico che voleva rifondare l’Europa per renderla competitiva, l’ex premier odiatissimo in patria che pure oggi appare ancora come una promessa se non di pace, almeno di sanità mentale. E diventa impossibile non farsi trascinare dalla nostalgia, mentre si canticchia – credendoci: questo fa la differenza – “Things Can Only Get Better” come se fosse uscita ieri. I conservatori, che di questi tempi hanno problemi seri e si preparano al primo showdown alla conferenza di partito a fine mese, contribuiscono al complotto-nostalgia: molti di loro, ha scritto il Times, stanno leggendo un libro di Robert Reich, ministro del Lavoro di Bill Clinton dal 1993 al 1997. Si intitola “Saving Capitalism” ed è stato pubblicato anni fa, ma pare che ora sia indispensabile sottolinearlo e prendere appunti, perché spiega come i politici che pure sostengono il mercato possono renderlo più equo, più accettabile, più funzionale anche per i meno ricchi e non soltanto per le élite. E’ la via per sconfiggere Jeremy Corbyn insomma, un altro leader dal tasso minimo di credibilità che pure con la retorica antimercatista e contro le diseguaglianze ha messo in crisi il premier Theresa May e i conservatori tutti.

   

Diana, Tony Blair, Bill Clinton: il complotto è evidente, e dimostrabile. Ma come sempre accade ai nostalgici, il risveglio è brusco. La settimana prossima esce il libro di Hillary Clinton sul disastro elettorale di un anno fa, il dolore della sconfitta, la rabbia, la voglia di scomparire, gli errori commessi (per lo più dagli altri) e poi la forza di ritornare, e di organizzare un tour promozionale fantasmagorico. Hillary promette l’empatia e la naturalezza che non ha mai avuto, dice che si è sempre sentita come su un filo senza rete di protezione ma che adesso è il momento di lasciarsi andare, e la nostalgia diventa quasi un crampo tanto è forte e tanto fa male. Il libro si intitola “What happened”, si dice che parla anche del futuro e del guardare avanti, cioè potrebbe perfino essere un po’ curativo, ma il tempo dell’illusione è effimero. Sabato Donald Trump ha rituittato un meme in cui di fianco alla copertina del libro di Hillary ce n’è una identica, con il titolo “I happened”, e il sorriso compiaciuto dell’attuale presidente. Trump ride per ultimo, è il guastafeste che rende stupidi i sospiri, e che pure alimenta ogni giorno il gran complotto della nostalgia.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi