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Huma Abedin vuole ballare da sola

Paola Peduzzi

La storia con Anthony Weiner e la campagna elettorale sbagliata. Salvatevi voi da un marito perverso e dalla schiavitù del perdono

Ieri era previsto il primo incontro in tribunale per il divorzio, ma Huma ha deciso di farlo slittare di qualche giorno, suo marito ha già un processo in corso, rischia da uno a tre anni di prigione, la fine di un matrimonio può, in certi casi, attendere. Nel frattempo il New York Post ha scritto che Huma ha riaccolto in casa il marito, hanno un figlio piccolo, e Huma ha questa tendenza al conservatorismo sentimentale, se c’è la speranza di poter salvare qualcosa, salviamolo. E’ che cosa salvi quando tuo marito sta per andare in prigione dopo aver sextato con una quindicenne, ultimo tassello di una perversione dalle mille sfumature? Con i tradimenti è facile, perdoni o non perdoni, ma questo non è un tradimento normale, è un vizio, è una perversione, è un tarlo che s’è mangiato via un matrimonio, una carriera politica, persino la possibilità di avere per la prima volta una presidente donna in America, come ci si salva?

   

Che cosa passa nella testa di Huma Abedin, la “seconda figlia” di Hillary Clinton, bella e austera e con un marito impresentabile, è uno dei misteri più chiacchierati di New York. Anthony Weiner era una stella in ascesa della politica dei democratici americani, con quella sua parlantina convincente, l’ambizione tatuata addosso e come moglie Huma, che di mestiere costruisce le carriere politiche degli altri, con dedizione per quanto non con grandissimo successo. Poi però il narcisismo, la goffaggine tecnologica, i boxer grigi attillati per mostrare orgogliose erezioni a ragazze giovani, giovanissime, hanno trasformato Weiner nello stereotipo della perversione scemissima, quella evidentemente incontenibile ma dal costo umano, politico e penale molto alto. Huma ha fatto la brava moglie all’inizio, con quel suo sguardo triste e severo ha provato a dare al marito altre chances, fingendo che l’umiliazione non fosse un problema che riguarda donne come lei. Ogni chance Weiner l’ha buttata via, con un’altra foto mezzo nudo, con un selfie eccitato con il figlioletto nel letto, ogni volta dicendo cambio, giuro che cambio, giuro che questa è l’ultima volta che ti costringo allo strazio pubblico, e poi ricommettendo sempre lo stesso errore (c’è un documentario che racconta tutto, si intitola “Weiner” e fa piangere). Hillary Clinton, che è stata la fata madrina del legame tra Huma e Weiner, ci ha perso le presidenziali per le indagini su Weiner, perché questo marito così inadeguato utilizzava il computer della moglie per le sue attività e lì dentro c’erano informazioni cui lui non avrebbe dovuto avere accesso, e l’Fbi si insospettì e la celebre “bomba Comey”, a pochi giorni dalle elezioni del novembre scorso, scoppiò anche per questo (sì, si tratta di James Comey, che oggi accusa Donald Trump: c’è una letteratura a disposizione per chi vuole capire perché i capi delle spie è meglio non disturbarli mai).

    

Weiner voleva fare il sindaco di New York e ora spera di non doversi fare troppa prigione, è andato a disintossicarsi dalla mania di selfarsi il pacco e di spedirlo a ragazze sconosciute (chissà che cosa ti dicono in queste cliniche per farti smettere) e quando Huma gli ha detto di tornare a casa si è presentato, perché non conosce la vergogna, o forse conta sul fatto che la ex moglie ha un tasso di propensione al perdono invero sopra la media. Nessuno ha smentito questo riavvicinamento, e anche lo slittamento della data del divorzio ha fatto pensare che Huma sia ancora prigioniera dell’amore per Weiner, anche se divorzisti sgamati dicono: dopo una sentenza sul sexting anche il divorzio può diventare più sadico, altro che tenerezza, Huma sta facendo, finalmente, le mosse giuste. Nessuno però lo sa davvero, il New York dice che forse ora Huma s’è stufata di stare dietro le quinte e subire sconfitte, è giovane e capace e magari cerca infine la sua autonomia, il riscatto dopo aver sbagliato marito e aver sbagliato una campagna elettorale che pareva la più facile da vincere della storia americana. Ma chissà come balla da sola Huma, chissà se poi ci si può salvare davvero quando non solo hai sbagliato marito, hai sbagliato anche a sentirti protetta dal talento del perdono.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi