Statua di San Martino dei Poveri oscurata nella scuole di Adelaide, Australia

La baguette del santo e la farsa dell'iconografia

Maurizio Crippa

Non sarà l'apostasia a far finire il cristianesimo

Che il cristianesimo sia finito, ve lo spiega a pagina due Matteo Matzuzzi, che dà conto di una chiesa del Belgio (finito anche quello, ma lo scrisse già l’Economist) in cui col nihil obstat del vescovo un artista ha appeso una mucca crocefissa, scatenando più che una guerra di religione una guerra mediatica all’insegna della correctness. Che il cristianesimo sia destinato a finire, ma non in tragedia bensì in farsa, come insegnano gli storicisti, e soprattutto per mancanza di senso dell’arte, lo certifica però una notizia che arriva dalla lontana Australia, città di Adelaide. Dove una scuola ha oscurato la statua di un San Martino dei Poveri appena messa sul sagrato a causa di una sollevazione dei fedeli, che sa più che altro di pruderie.

 

Il santo è rappresentato nell’atto di donare del pane a un bimbo. Solo che il goloso francesino lo tiene in mano a un’altezza dove di solito i maschietti tengono qualcos’altro, per quanto occultato dalla tunica. Un’altezza, va detto, che un tempo sarebbe parsa normale, ma oggi come oggi agli occhi spiritati dei benpensanti appare equivoca. Insomma, l’hanno coperta con un telo. E bisognerà notare due cose: San Martino era un ex soldato romano, e poi vescovo di Tours. Invece in Australia lo hanno vestito come Sant’Antonio da Padova, un millennio dopo. Inoltre Martino è (era) universalmente noto per aver diviso il mantello con un povero, e non per la distribuzione di baguette. Si fossero attenuti ai fatti, sarebbe filato tutto liscio. Ma, per l’appunto: la fine del cristianesimo avverrà non per apostasia, ma per sbagliata iconografia.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"