Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi-Craxi? Meglio delle testate di Padellaro

Maurizio Crippa

L'ex direttore del Fatto monta un parallelismo che non regge tra il segretario del Pd e il leader socialista

Ora Matteo Renzi, chi non gli è mai piaciuto, chi gli piace ancora e chi non gli piace più perché lo reputa già il passato. Passato per passato, una replica di Montalbano ieri ha fatto il 27 di share, la Lollobrigida da Vespa il 15. Da Floris, Renzi ha fatto un botto di ascolti, mentre degli energumeni lo prendevano a testate come fossero a Ostia. Qualcosa vorrà pur dire. Non per tutti, però: c’è anche chi il passato non l’ha mai digerito. Sul Fatto Antonio Padellaro, uno che pure la sa lunga, ha scritto un papiro dal titolo: “Renzi come Craxi: devastare il partito e poi autodistruggersi”. Lo chiama “il leader più sconfitto della storia del Pd”, scrive che gliel’ha detto pure l’Economist. E fin qui, passi. Solo che Padellaro usa un paragone improprio: anche Craxi provò “a liberarsi del vecchio, glorioso, polveroso e troppo di sinistra Partito Socialista Italiano”, dice, e fece un partito “moderno, spregiudicato, flessibile e glamour” (si vede che il peggio, per Padellaro, è il glamour). Due uomini soli al comando che pur di arrivare a Palazzo Chigi si sono lasciati dietro mucchi di cadaveri, “forti di un galateo da barbari”. E via di Milano da bere e “tangenti à go-go”. Che Padellaro non gli voglia bene, a Renzi, è pacifico. Ma se voleva predirgli sventura ha sbagliato qualcosa. Craxi prese un Psi defunto e lo portò al 15 per cento. Ne fece il centro del sistema politico. A Palazzo Chigi ci stette quattro anni, un record. Portò l’Italia tra i Grandi e guidò una crescita garibaldina, ma che oggi ce la sogniamo. Renzi come Craxi, sarebbe un trionfo. Ma niente, c’è chi preferisce prendere a testate la storia, e l’evidenza.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"