Roberto Saviano. Foto LaPresse/EFE

Caro Saviano, rinfodera le querele e tira fuori le tette

Maurizio Crippa

Il botta e risposta con Maurizio Gasparri su twitter. Un talento letterario come lui dovrebbe sapere che ci sono modi più immaginifici, per combattere il Bieco Fascista

Dell’inesorabile precipitare nel maelstrom nazionalpopolare dell’Icona Incorruttibile, Roberto Saviano – giù dalla Raitre senza macchia né paura, per gli “Amici” della De Filippi fino al pastrocchione del “Che tempo che fa” di Raiuno, colpa di Fazio s’intende – dirà qualcuno più attrezzato di noi. Ha concionato di ius soli, Saviano, facendo rimpiangere le placide domeniche sera, e forse anche le audience, di Don Matteo. Ma chi siamo noi per giudicare? Se l’è presa malissimo solo Maurizio Gasparri, che non è un fior di pluralista, e ha tuittato indignato: “Cambiare canale, evitare @fabfazio che fa parlare il pregiudicato #Saviano, discaricheRai”. Gasparri non è nemmeno un fior di garantista, e non gli verrebbe mai di pensare che un “pregiudicato” che ha pagato per la sua pena (seimila euri in Cassazione, il famoso plagio) è nel diritto di parlare. Ma tant’è. Saviano, che in fondo è fatto della stessa pasta, alla libertà di parola preferisce le procure, ha risposto: “Questa volta non posso tollerare le sue parole”. E via Twitter: “Agirò in giudizio per questo tweet. E che soddisfazione sarà donare il risarcimento di Gasparri alle Ong che soccorrono nel Mediterraneo”. Un talento letterario come lui dovrebbe sapere che ci sono modi più immaginifici, per combattere il Bieco Fascista. Mettersi in ginocchio da Fazio come una star del football, ormai è già fuori moda. Però può sempre mettersi a tette di fuori come Emily Ratajkowski. Non avrebbe forse la stessa efficacia, ma si può sempre plagiare.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"