Neymar e Cavani in allenamento dopo la lite (Foto LaPresse)

La resistenza di Edinson “Fico” Cavani contro Neymar è un'idea per la democrazia

Maurizio Crippa

Per togliere Di Maio dall’area di rigore non serve il codice di comportamento, basta la Var

Edinson Cavani, a parte quel nome il cui significato non si rintraccia manco su Google, come quelli che chiamano i figli Maicon, o Gionni o, Dio ne scampi, Dibba, è un grande giocatore. A parte i capelli che lo accomunano a Casaleggio, parlandone da vivo, o a Mick Jagger, parlandone da eterno, è un uomo tutto d’un pezzo. Ora al Psg litiga di brutto con Neymar (che si chiama Mogi, nome perfetto per un programmatore informatico cinque stelle) che vuole tirare i rigori. Il sacro blog del Psg, con quel che gli è costato il giocattolo, ha deciso che il candidato fisso a tirarli sarà Neymar. A Cavani hanno offerto un bonus da un milione all’anno per farlo retrocedere dalle ambizioni da rigorista. Ma lui è uno tutto d’un pezzo, non un prezzolato. Uno alla Roberto Fico, diciamo. Ha risposto: col piffero, “non è lui il capo”. Né un milione né cento, dagli undici metri uno vale uno.

 

Quando chiuderà la sua splendida carriera, diciamo subito che uno incorruttibile come lui farebbe comodissimo, nella politica italiana. Anche perché Mogi Luigi Neymar, acciuffata per meriti divini la candidatura a rigorista senza passare manco dagli allenamenti, ha già fatto sapere che con lui “non c’è codice di comportamento che tenga”. E pazienza se Cavani ha un milione e mezzo di follower su Twitter, e lui 37 mila pirla su tutto il web. Però la cosa, se dal punto di vista sportivo appare un po’ loffia, alla politica potrebbe offrire un utile suggerimento. Per togliere Di Maio dall’area di rigore non serve il codice di comportamento, basta la Var. Con lui non è mai rigore: con lui è sempre simulazione.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"