Ahinoi, c'è crollata pure Ratisbona

Maurizio Crippa

Adesso resta soltanto che sono almeno 547 i bambini che, tra il 1945 e l’inizio degli anni ’90, hanno subìto violenze nel coro del Duomo, il più antico coro di voci bianche del mondo

Il ciaone all’occidente ci aveva già pensato Francesco a farlo, e niente da aggiungere. Quell’ipostatizzazione di cultura giudaica e cristiana, e pure greca e romana, piena di luminose città sul monte con i loro destini manifesti e di fardelli da uomini bianchi e di etiche del profitto vagamente weberiane. Niente, ciaone. Però adesso, bum!, ci tocca registrare un crollo che, al livello del nostro sistema del simbolico, e anche del simpatico, è più pesante. Più grave. Definitivo. Soprattutto per un giornaletto relativo ma non relativista come il nostro che ci ha investito tanto, ma proprio tanto. Insomma il mito di Ratisbona. La ridente cittadina. Il baluardo della fede. Il ratzingerismo non negoziabile. L’argine occidentale, anzi giudaico e cristiano e illuminista contro l’islam, quella religione un tantinello violenta, lo lasci dire a me, caro il mio Paleologo. E niente. Adesso resta soltanto che sono almeno 547 i bambini che, tra il 1945 e l’inizio degli anni ’90, hanno subìto violenze nel coro del Duomo di Ratisbona, il più antico coro di voci bianche del mondo. Quello che fu diretto anche da Georg, il fratello più buffo del Papa Professore. Le voci bianche, i cori angelici. Invece menavano come forse soltanto nei college di Sua Maestà poteva capitare. E speriamo solo quello, insomma che non succedesse quello che invece nei college di Sua Maestà succedeva di sicuro. Così adesso, da queste parti, tocca prendere atto che anche quella bandiera contro il relativismo, Ratisbona, s’è un po’ relativizzata. (Si scherza, eh… per ratzingeriano buonumore. Ma certo che quando la barca si capovolge…).

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"