Un motivo per azzardarsi a commentare anche Seneca

Maurizio Crippa

Tutti espertoni con Caproni. Ma alla seconda prova, il vuoto

Sono capaci tutti, alla prima prova della maturità, a pontificare. Non c’era un giornalista, un espertone, uno che era stato giovane anche lui che non sapesse chi fosse Giorgio Caproni. Che non ne avesse mandato a memoria i versi, capito l’anima e la teodicea, pianto come un giovinetto con la sua visione scabra del mondo. Persino Gino Paoli, per dire. Ma alla seconda prova, il vuoto. Tutti muti come spie. E non parlo della bicicletta con le ruote quadrate, siamo pur sempre umani, noi. Per quanto, io mi ricordo, da piccolo la vidi al circo, e un acrobata chi pedalava davvero. Ma dico Seneca, almeno. Che è un longseller delle versioni di latino agli esami, e le Lettere a Lucilio ci sono passate per le mani a tutti, tranne forse a Di Maio, almeno una volta nella vita. Quel brano lì, poi: XVI, 3-5. Però nessuno che si sia preso il rischio di rileggerlo e di dire, come si fa in questi casi per convincere i giovani che non è tutto tempo sprecato il loro, che “Seneca ci parla dell’oggi, dice qualcosa che interessa anche a noi”.

 

Invece, provare per credere: “Bisogna praticare la filosofia: sia che il destino ci incateni con la (sua) legge inesorabile, sia che un dio padrone di tutto l’universo abbia predisposto tutto quanto, sia che il caso metta in movimento e agiti le faccende umane senza un ordine, la filosofia deve proteggerci. Questa (la filosofia) ci spingerà a obbedire di buon grado a dio, e controvoglia alla sorte; ti insegnerà a seguire dio e a sopportare il destino”. Così dunque, Virginia Raggi, ma te ne vuoi andare oppure no?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"