Francesco Storace (foto LaPresse)

La strana sfiga del signor Mustapha, ma almeno Storace non incita al suicidio

Maurizio Crippa

Non vorremmo stare a fare retorica su quanto ormai sia difficile, in occidente, mandare avanti una famiglia tradizionale. Noteremo soltanto che la politica non dà il buon esempio

Sì, va bene, non è che ogni volta si possa stare a farne un caso politico, o peggio ancora etnico. Abbiamo tutti i nervi a fior di pelle. A volte va semplicemente così, succede. Magari è soltanto il caso: i terroristi sparano alla cieca, però la sfiga ci vede benissimo. Però. Il signor Mustapha Lahfidi e sua moglie Souad Ghennam, origine marocchina, s’era già appurato che erano brave persone. Sono quelli che la notte di Capodanno erano stati scambiati per terroristi in un cinema di Torino, allarme allarme, ma non era vero. Poi a casa loro erano andati l’assessore del comune e pure quello della regione: tante scuse e vedrete che d’ora in poi l’integrazione andrà benissimo. Invece niente. Ora gli hanno dato lo sfratto, da quella stessa casa. Con l’ufficiale giudiziario. “Io me ne vado ma mi chiedo che fine hanno fatto tutte le promesse che avevo ricevuto dopo Capodanno”, ha detto Mustapha. “Mi avevano detto che mi avrebbero aiutato a trovare una casa ma così non è stato”. Adesso hanno trovato un buchetto, lui la moglie e i figli, che volevano tanto essere buoni italiani. E non vorremmo stare a fare retorica su quanto ormai sia difficile, in occidente, mandare avanti una famiglia tradizionale. Noteremo soltanto che la politica non dà il buon esempio. Ma del resto, anche la politica… Avessero scelto di affidarsi alla politica e sistemarsi, che so, a Montecarlo, invece che a Torino, adesso si troverebbero con un paio di polizze da un milione sequestrate. E invece di un assessore in tinello a contar balle, magari arrivava pure Storace a dirgli: per me, dovrebbero suicidarsi.