LaPresse/Gian Mattia D'Alberto

Il Giro d'Italia e le metafore politiche

Maurizio Crippa

 Cos'hanno da insegnare ai politici Tom Dumoulin, Vincenzo Nibali e Nairo Quintana 

Che il ciclismo sia metafora della lotta della vita non lo staremo a ricordare, se volete farvi due palle così ascoltate Paolo Conte. Però, a volte, è anche magnifica metafora della lotta politica. L’altro giorno Tom Dumoulin, maglia rosa già convinto di avere, se non l’Italia, il Giro d’Italia dalla sua parte, ha sfanculato il patto Nibali-Quintana, il provvisorio Nazareno di tappa dei due avversari-inseguitori convinti di avere qualcosa da guadagnare, dall’inciucio. “A questo punto mi auguro che perdano il podio”, ha detto l’olandese pedalante, troppo spavaldo. Nibali, più furbo, ha risposto: “Sta esagerando… anche lui può perdere il podio e si ricordi del karma, che tutto prima o poi ti torna indietro”. En passant, di fronte da cotanto Hermann Hesse del pedale si noterà che era tanto più bello in ciclismo dei ciclisti che dicevano solo “sono contento di essere arrivato uno”, come negli sketch di Tognazzi. Ma torniamo alla tappa e alla politica. Ieri, karma o non karma, c’era un altro tappone tra le montagne e al momento di salire a Piancavallo a Dumoulin gli ha ceduto la gambetta. E Quintana, l’altro del patto, gli ha sfilato la maglia rosa come fosse il pigiamino a un bambino. Così è il ciclismo. Così a volte può essere anche la politica, con tutti quei grilloni e dalemoni già convinti di vincere e che poi magari, chissà, gli viene sul più bello un attacco di dissenteria. Al simpatico olandese è già capitato, di doversi fermare sotto un cespuglio e dare strada ai rivali. Quelli che vanno in coppia, a tutta birra. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"