Via Crucis a Valencia (foto LaPresse)

Ma Gesù non si idratò

Maurizio Crippa

Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetto 34: “Gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere”

Vangelo secondo Matteo, capitolo 27, versetto 34: “Gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere”. Non c’era più niente da idratare, artificialmente, con una spugna in cima a una canna. Era appeso alla croce, a un passo dal “è compiuto” (Giovanni), non serviva. Subito morì. Non cambia molto. Vino e fiele (ma probabilmente era mirra) erano una pietosa bevanda per far perdere conoscenza. Una cannabis da patibolo. Non che fosse vietato usarla, anzi. Un antico trattato giudaico sul Sinedrio annota che “quando un uomo deve essere giustiziato, gli si permette di prendere un grano di incenso in un calice di vino per perdere la coscienza”. Ma se c’è una cosa sicura, è che Gesù non volle perdere coscienza. Se c’è una morte vissuta al culmine della coscienza, è quella. Le sue frasi riportate dai cronisti hanno ispirato a Haydn un capolavoro di musica e fede come “Le ultime sette parole del nostro Redentore in croce”. Se c’è una cosa indiscutibile, è che Gesù di Nazareth non si è suicidato. Se c’è una cosa indiscutibile, è che non ha avuto una morte dolce. Solo infinitamente cosciente. Tutto questo non per sposare nessuna tesi, è solo un pensiero del Venerdì Santo. Il resto sono balle da preti, da medici. O da bioeticisti (Dio li perdoni).

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"