Rosy Bindi (foto LaPresse)

Com'è che la Bindi è peggio di Bannon, ma resta dov'è?

Maurizio Crippa

L’ineffabile presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, coglie l’occasione dell’audizione del procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, per ribadire la sua visione del mondo

Nel giorno in cui persino The Donald defenestra il suo fidato Stephen Bannon, l’uomo che non ha bisogno di sussurrare perché grida piuttosto forte e la sua voce spaventa, di riffa o di raffa, mezzo pianeta, e lo toglie dal Consiglio per la Sicurezza nazionale. Nel giorno in cui Matteo Renzi smentisce di aver detto a Panorama “Se perdo stavolta me ne vado davvero”, ma Panorama conferma, e chi vivrà vedrà. In un giorno così, per capirci, c’è una sola figura di rilievo istituzionale, forse dire internazionale è troppo, ma nazionale invece sì, che non fa nemmeno finta, proprio non ci prova neanche, a fare un passo indietro, o di lato, o almeno in fallo laterale. E’ l’ineffabile presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, che coglie l’occasione dell’audizione del procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, a Palazzo San Macuto, per ribadire la sua visione del mondo, e forse del calcio: “In Italia le mafie arrivano persino alla Juventus e questo è chiaro”. Nonostante debba ammettere che, in quella famosa intercettazione, “non si sta parlando del presidente della Juventus Agnelli”. E va bene tutto, va bene la cultura del sospetto; va bene che noi, stavolta, non c’entriamo. Ma perché la Bindi debba dire queste cose, e rimanere dov’è, è un mistero. Poi dite che il pericoloso estremista era Bannon.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"