Striscioni di sostegno a Marwa allo stadio di Marsiglia (foto via Facebook)

Il fine vita della piccola Marwa, invece di medici e giudici, potrebbe deciderlo Facebook

Maurizio Crippa

Appellandosi alla legge del 2005 contro l’accanimento terapeutico, che dà ai medici il potere di ultima decisione, le autorità ospedaliere vogliono porre fine alle cure e lasciarla morire. Si oppongono i genitori

Marwa è una bambina di 15 mesi che dal settembre scorso è ricoverata a Marsiglia dopo che un raro enterovirus le ha provocato danni neurologici “gravi e definitivi”. Respira ed è alimentata artificialmente. Appellandosi alla legge del 2005 contro l’accanimento terapeutico, che dà ai medici il potere di ultima decisione, le autorità ospedaliere vogliono porre fine alle cure e lasciarla morire. Si oppongono i genitori: la bambina, seppure con danni “gravi e definitivi”, è uscita dal coma e può vivere, per quanto non in modo autonomo. Marwa ovviamente non ha mai firmato le dichiarazioni anticipate di fine vita che, con la legge francese del 2015, rendono vincolanti tutte le direttive dettate in precedenza dal malato. In questo caso, la responsabilità dovrebbe appartenere ai genitori. E dovrebbe valere anche nel caso la scelta sia di non rinunciare alle cure. Il che confligge però con le norme sull’accanimento terapeutico. Così ora la decisione sul destino di Marwa verrà presa dal Consiglio di stato, la massima autorità giuridica amministrativa. Poi c’è questo. Quando medici decisero di staccare il respiratore, i genitori di Marwa lanciarono su Facebook una petizione per impedirlo, che ha raccolto 240 mila firme e indotto i giudici di prima istanza ad accordare un proseguimento delle terapie. Non dovrebbero essere né i medici né i giudici a decidere, ma il paziente o chi ne fa le veci. Ma in mancanza di una legge chiara, si potrebbe lasciare la decisione sul fine vita ai referendum via Facebook: like or dislike. Forse è il futuro.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"