(foto LaPresse)

Dal motore di Lake a proporzionale e mandolino

Maurizio Crippa

La loro musica era il progressive, la chiave di violino di una generazione che si pensava benedetta, che quando vedeva i confini non pensava alla globalizzazione ma al massimo a qualche lisergia di massa, come un grande referendum per rottamare il vecchio mondo

E va bene che quest’anno è stato una specie di bataclan del rock n’roll, una death valley della musica pop. E va bene che la cosa più rock che c’è rimasta, sullo scorcio di questo 2016 horribilis, è Celentano che canta con Mina: e sembra, appunto, il tempo di morire. Ed è vero che ci aveva già salutati Keith Emerson, perché le sue mani prensili non potevano più afferrare la musica, come gatti matti sulla tastiera. Però che ci abbia lasciati anche Greg Lake, il mitologico, magnetico, cuore pulsante di Emerson Lake and Palmer, uno dei bassisti più bravi della storia del rock, è una di quelle serrande che chiudono un’epoca con un malinconico cigolio. Credo per molti, non solo per quelli come me che hanno sempre sognato di saper suonare il basso, e non l’hanno fatto mai. Perché la loro musica era il progressive, la chiave di violino di una generazione che si pensava benedetta, che quando vedeva i confini non pensava alla globalizzazione ma al massimo a qualche lisergia di massa, come un grande referendum per rottamare il vecchio mondo. E che votavano sempre yes. E il basso, il motore ritmico di Greg Lake, era il metronomo che dava il tempo al progessive, alla magnifica utopia del change. E adesso che un cancro ha staccato le sue dita fatate dal basso e dal motore del tempo; adesso che pure i giovani sentono musica regressiva e votano sempre no, fanculo a loro, adesso, qui, siamo tornati a proporzionale e mandolino.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"