Occhio a come il Cnel premia i suoi dirigenti

Marco Valerio Lo Prete

Il Cnel non gradisce i “tagli lineari” alla spesa, gli “aumenti lineari” di stipendio sì

    Dalla produttività della Pubblica amministrazione alla spending review, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro non fa sconti all'operato del governo Monti. A settembre l'organo di consulenza previsto dall'articolo 99 della Costituzione, per esempio, è tornato a consigliare ufficialmente l'esecutivo sul fronte della riforma del mercato del lavoro: “Senza una svolta dal versante delle produttività, potrebbero prevalere pressioni deflazionistiche sui salari e sui redditi interni, assecondate da politiche fiscali di segno restrittivo”. Nello stesso corposo rapporto (362 pagine) si rilevava poi ancora una volta “l'inadeguatezza dei tagli lineari”. Il Cnel, come spiegato in un suo precedente studio sulla spending review, ha soprattutto a cuore la “responsabilizzazione dei dirigenti” della Pa: “Si dovrebbe mettere allo studio un sistema di premi ai dirigenti e di parti accessorie delle retribuzioni – ribadisce l'organo composto da 64 consiglieri – che ne leghi l'erogazione non a vaghi obiettivi gestionali”.

    Per dare l'esempio, i dirigenti di prima e seconda fascia del Cnel si sono appena attribuiti una “retribuzione di risultato”, ovvero un premio di produttività, da 12.760 euro (prima fascia) e da 22.847 euro (seconda fascia). Uguale per tutti, così come nel 2010 e nel 2011: a Villa Lubin la produttività aumenta in blocco e tutti gli anni. La gratificazione salariale liquidata a ottobre riguarda – come si evince dal sito – Michele Dau, Angela Belli, Elisabetta Bettini, Mariano Michele Bonaccorso, Maria Concetta Corinto, Angela Flagiello, Stefano Sepe e Larissa Venturi. La decisione non è passata attraverso l'Assemblea del Cnel; il presidente, Antonio Marzano, ne ha potuto solo prendere atto. Curioso che il Cnel, a differenza di altri enti pubblici, non abbia un Organismo indipendente di valutazione (Oiv) della performance.

    Perciò il premio di produttività è stabilito con un accordo siglato tra i dirigenti e i loro rappresentanti sindacali, accordo poi trasmesso al segretario generale, Franco Massi. I dirigenti di seconda fascia hanno dunque autocertificato la bontà del loro lavoro, garantendo in questo modo che anche i dirigenti di prima fascia potessero fare altrettanto. Alla faccia di spending review e "responsabilizzazione dei dirigenti".