Il poster della Festa del Cinema di Roma

A Roma il cinema torna a fare festa

Giuseppe Fantasia

Presentato il programma dell'evento che si svolgerà dal 26 ottobre al 5 novembre. Da Lynch a Waltz, passando per Fiorello e Phil Jackson, tante le star che passeranno dall’Auditorium Parco della Musica

“La nostra festa sarà diversa, la nostra festa sarà bella”. Lo dice con orgoglio Antonio Monda, direttore artistico della Festa del Cinema di Roma e a ragione, visto che l’edizione del 2016 ha fatto registrare un incremento del 18% di pubblico e del 38% di copertura sulla stampa internazionale, soprattutto americana, “che tornerà anche quest’anno”. Davanti a lui, c’è una sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica strapiena di giornalisti o presunti tali, addetti stampa, politici e addetti ai lavori, tutti in silenzio ad ascoltare le sue parole che danno luogo ad un “one man show” molto breve, “tanto - fa notare - tutto quello che vi serve lo troverete in cartella stampa”. Insomma, nulla a che vedere con gli interminabili tempi di Alberto Barbera che ci costrinsero, lo scorso luglio, ad ascoltare la sua lettura dell’intero programma ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, più di due ore di strazio con effetti soporiferi che, al confronto, “L’idiota” di Dostoevskij a teatro è una piacevole passeggiata, in montagna o al mare, scegliete voi.

 

Il programma di Monda e della sua Festa, edizione numero dodici (che inizierà il 26 ottobre prossimo per finire il 5 novembre), per fortuna, parla da sé. Ci saranno ben trentasei anteprime tra film e documentari provenienti da trentuno Paesi, ma anche tanti eventi, presentazioni, rassegne, mostre, il tanto richiesto red carpet e le star, italiane ed internazionali, ma – come ha ricordato Piera Detassis, presidente della Fondazione Cinema per Roma, nel suo discorso introduttivo – “non sarà solo un party, non possiamo permettercelo”. “Amiamo le star, ma le stelle talvolta sono comete e noi oggi abbiamo più che mai bisogno di pianeti pieni di senso. L’esperienza fatta in questi anni di Festa ci insegna che si può fare”, ha aggiunto, illuminata dal color blue Velvet della sua giacca.

 

Ad aprire le danze, dopo il grande successo ottenuto lo scorso anno con “Moonlight” (il film vinse l’Oscar come Miglior Film), sarà “Hostiles” di Scott Cooper, “un film potente, di natura fordiana, ambientato nel 1892”, ha spiegato Monda, che ha annunciato anche la presenza a Roma di una delle sue protagoniste, Rosamund Pike. Chiuderà, invece, un altro film molto atteso, “The Place”, il ritorno alla regia di Paolo Genovese, che dopo il successo ottenuto con “Perfetti Sconosciuti”, presto anche a teatro, presenterà questa sua nuova storia in cui un uomo misterioso siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto ad esaudire il desiderio di otto visitatori in cambio di compiti da svolgere.

 

A Roma vedremo anche “Logan Lucky” di Steven Soderberg, con Channing Tatum, Adam Driver, Hilary Swank e Daniel Craig, lo spagnolo “Abracadabra” di Pablo Berger e lo svedese “Borg McEnroe” di Janus Metz Pedersen, il ritratto di due indiscussi protagonisti del tennis mondiale e il racconto di una finale (quella di Wimbledon del 1980) diventata leggenda. E, ancora, “Trouble No More” di Jennifer Lebeau – un film composto da alcuni filmati ripresi durante gli show del tour di Bob Dylan negli anni Ottanta - “un’esperienza totale”, a detta di Monda - “Maria By Callas” di Tom Volf presentato in anteprima mondiale e l’italiano “Una questione privata” dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, la storia di un’amicizia particolare di tre giovani nell’estate del ’43 interpretata da Luca Marinelli, Valentina Bellè e Lorenzo Richelmy.

 

“Abbiamo seguito la linea della selezione e non dell’allargamento”, ha tenuto a precisare Monda, confermato direttore artistico anche per il triennio 2018/2010. Dunque, ecco spiegato il motivo della poca presenza italiana: i film nostrani non ci sono perché tra i nuovi proposti, non ce n’era nessuno di qualità e all’altezza di questa kermesse, “che seleziona e sceglie solo il meglio”, un appuntamento che oramai è diventato un posto ambìto da molti, “il posto dove gli artisti di valore scelgono di andare, indipendentemente se hanno un film da promuovere”. Evviva, finalmente qualcuno che dice le cose come stanno. E se avete amato gli “Incontri Ravvicinati” (indimenticabili, quelli con Meryl Streep e con Tom Hanks), non perdete stavolta quelli con due registi cult: David Lynch e Xavier Dolan. Il regista di opere straordinarie caratterizzate da atmosfere surreali, da immagini ipnotiche e da una quasi totale assenza di linearità (The Elephant Man, Velluto Blu, Mullholland Drive e tanti altri, oltre alla serie tv Twin Peaks), riceverà il Premio alla Carriera il 4 novembre, mentre il ventottenne regista canadese adorato dal Festival di Cannes (suoi Mommy; Tom à la ferme; J’ai tué ma mère; E’ solo la fine del mondo) sarà a Roma il 27 ottobre. Giovani – come l’attore Jake Gyllenhaal – e meno giovani ma delle super star (Ian McKellen), incontreranno il pubblico. Vanessa Redgrave ripercorrerà la sua brillante carriera come Christopher Waltz, entrambi attesi. Tra gli italiani, saliranno sul palco Gigi Proietti e Rosario Fiorello - con cui si cercherà di ottenere lo stesso successo avuto con Jovanotti nella passata edizione – e, udite, udite, persino Nanni Moretti, che di solito esce solo per andare al suo Cinema Sacher, che lì porterà un suo inedito di una decina di minuti.

 

Cinema sì, ma anche letteratura - con uno scrittore surreale, anticonvenzionale e controverso come Chuck Palahniuk, (tra gli altri, è l’autore del romanzo “Fight Club”, da cui l’omonimo film), lo sport - con Phil Jackson - mille vittorie all’attivo, è l’allenatore che ha avuto più trionfi nella storia del basket professionistico americano - e con l’arte – grazie a “Trame d’autore”, un progetto ideato da Simona Marchini in cui vengono presentate sei opere-video che nascono dall’interazione di sei artisti, sei scrittori e sei registi. Restando in tema, la mostra “Le facce di Totò” all’Auditorium Parco della Musica che sarà un omaggio all’attore napoletano come il restauro di “Miseria e Nobiltà”. Tra gli altri omaggi, quello a “Borotalco” di Carlo Verdone – che lo presenterà con tutto il cast - e ai neorestaurati “Dillinger è morto” e “Sacco e Vanzetti”.

 

Spazio alle serie tv con “Babylon Berlin” (tratta dai bestseller di Volker Kutsher ed ambientata nei ruggenti anni Venti e della Grande Depressione) e sentito e continuo sarà l’impegno contro la violenza sulle donne, che la Festa testimonierà ospitando “Sara” di Stefano Pistolini (dedicato all’omicidio di Sara Di Pietrantonio, la ragazza romana uccisa dall’ex fidanzato lo scorso anno), “Ma l’amore c’entra” di Elisabetta Lodoli (tre racconti di tre uomini che hanno compiuto violenza contro la loro compagna ma hanno provato a cambiare) e “Uccisa in attesa di giudizio”, promosso dalla Fondazione Doppia Difesa di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker. Non mancherà la musica, grazie all’incontro con Michael Nyman, autore di colonne sonore indimenticabili come “L’ultima tempesta” di Peter Greenaway e “Lezioni di Piano” di Jane Campion e – tra gli eventi speciali - “Spielberg, un regista senza tempo”, un documentario che rivela come le sue esperienze abbiano nutrito il suo lavoro e lo abbiano modificato nel tempo – una retrospettiva (“La scuola italiana”) dedicata a grandi figure fondamentali nel cinema, ma che hanno lavorato e lavorano dietro le quinte, Da’Wah di Italo Spinelli, scelto da Bernardo Bertolucci, un film ambientato in un collegio islamico nella reggenza di Pasuaran, in Giava Orientale – e “Nysferatu- Symphony of a century” di Andrea Mastrovito, in cui viene immaginato, a novant’anni di distanza, un remake di quel capolavoro di Murnau ambientandolo nella New York dei nostri giorni. Ricordare e parlare di tutto è impossibile, non resta quindi che aspettare ed essere nella Capitale in quei giorni in cui il cinema sarà omaggiato nella sua essenza.