Papa Francesco (LaPresse)

Il Papa ha ricevuto in udienza il padre di Alfie Evans

Matteo Matzuzzi

Venti minuti di colloquio a Santa Marta in cui è stato chiesto l'intervento di Francesco per evitare che al piccolo sia staccato il ventilatore che lo tiene in vita

Roma. Questa mattina, prima dell'udienza generale in piazza San Pietro, il Papa ha ricevuto in forma privata Thomas Evans, il padre del piccolo Alfie, ricoverato all'Alder Hey Hospital di Liverppol. Accompagnato da Benedetta Frigerio, giornalista della Nuova Bussola Quotidiana che ha seguito giorno per giorno la vicenda che ormai ha assunto i contorni di una battaglia giudiziaria tra la famiglia e l'ospedale britannico, Thomas Evans ha illustrato al Pontefice i contorni del caso, chiedendogli di intervenire affinché il ventilatore che mantiene in vita il bambino non sia staccato. Il colloquio è durato venti minuti, alla presenza di una interprete.

 

 Il padre del piccolo Alfie Evans con Papa Francesco a Santa Marta

 

Due giorni fa, per l'ennesima volta, la Corte d'Appello di Londra aveva respinto la richiesta dei genitori di trasferire all'estero Alfie, al Bambino Gesù di Roma o (in subordine) a Monaco. Troppo rischioso, avevano sentenziato i giudici, ribadendo che il miglior interesse per il piccolo – affetto da una malattia neurodegenerativa la cui natura è misteriosa per gli stessi medici – è quello di morire senza ulteriori sofferenze. La famiglia ha un'ultima possibilità, il ricorso alla Corte Suprema. Le speranze che l'istanza venga accolta sono tuttavia molto basse.

 

 

Durante l'udienza generale, il Papa è tornato sulla vicenda: "Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e sul piccolo Alfie Evans. Vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine naturale è Dio, e che il nostro dovere è fare del tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone, specialmente di questi due fratelli nostri". Francesco era già intervenuto due volte sul caso. La prima volta con un tweet pubblicato sul proprio account ufficiale lo scorso 4 aprile: “E' la mia sincera speranza che possa essere fatto tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans e che la profonda sofferenza dei suoi genitori possa essere ascoltata. Prego per Alfie, per la sua famiglia e per tutte le persone coinvolte”. La seconda, domenica scorsa al termine del Regina Coeli: “Affido alla vostra preghiera le persone, come Vincent Lambert, in Francia, il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari. Sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”.

 

Una posizione netta, quella del Papa, che stride con il silenzio della chiesa cattolica inglese e in particolare della diocesi di Liverpool che nei giorni scorsi ha pubblicato una lettera chiarendo che non ritiene opportuno intervenire considerato che la famiglia Evans “non è cattolica”. Una presa di posizione che oltre a essere una fake news (il padre Thomas è cattolico) rappresenta il contrario non solo dello spirito cristiano, ma anche di quanto più volte testimoniato da Francesco.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.