Il Papa durante la messa celebrata al Cairo (LaPresse)

Il Papa in Egitto: "Meglio non credere che essere un falso credente"

Matteo Matzuzzi

Si è concluso il programma della due giorni di Francesco al Cairo. Quindicimila persone alla messa celebrata stamattina. Ieri gli incontri con il Grande imam di al Azhar, Tawadros II e il presidente Sisi

Roma. Con l’incontro del primo pomeriggio al Seminario patriarcale copto-cattolico di Madi, a sud del Cairo, si è concluso il viaggio di Francesco in Egitto. Due giorni intensi, il primo di incontri con i rappresentanti del potere politico (il presidente Abdel Fattah al Sisi) e con le autorità religiose, dal Papa copto Tawadros II al Grande imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb. L’unico bagno di folla previsto c’è stato questa mattina, quando davanti a quindicimila persone (non solo cattolici) il Papa ha celebrato la messa, nell’iperprotetto stadio dell’Aeronautica militare.

 

E’ qui che Bergoglio ha ricordato “quante volte l’uomo si auto-paralizza, rifiutando di superare la propria idea di Dio, di un dio creato a immagine e somiglianza dell’uomo! Quante volte si dispera, rifiutando di credere che l’onnipotenza di Dio non è onnipotenza di forza, di autorità, ma è soltanto onnipotenza di amore, di perdono e di vita!”. “Per Dio – ha aggiunto il Papa – è meglio non credere che essere un falso credente, un ipocrita!”. La “fede vera”, infatti, “è quella che ci rende più caritatevoli, più misericordiosi, più onesti e più umani; è quella che anima i cuori per portarli ad amare tutti gratuitamente, senza distinzione e senza preferenze; è quella che ci porta a vedere nell’altro non un nemico da sconfiggere, ma un fratello da amare, da servire e da aiutare; è quella che ci porta a diffondere, a difendere e a vivere la cultura dell’incontro, del dialogo, del rispetto e della fratellanza; ci porta al coraggio di perdonare chi ci offende, di dare una mano a chi è caduto; a vestire chi è nudo, a sfamare l’affamato, a visitare il carcerato, ad aiutare l’orfano, a dar da bere all’assetato, a soccorrere l’anziano e il bisognoso”.

 

Più tardi, ai seminaristi ha elencato sette tentazioni che i consacrati incontrano ogni giorno sulla loro strada. Tra queste, l’individualismo e “il faraonismo” (“cioè l’indurire il cuore e chiuderlo al Signore ai fratelli; la tentazione di sentirsi al di sopra degli altri e quindi di sottometterli a sé per vanagloria”).

 

Ieri, prima l’incontro con il Grande imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb e poi con il Papa copto Tawadros II. Davanti al primo, Francesco ha ribadito la necessità di “smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità”, dal momento che “la religione non è un problema, ma è parte della soluzione”. E’ però doveroso e quantomai urgente “escludere qualsiasi assolutizzazione che giustifichi forme di violenza”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.