Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura (LaPresse)

Il cardinal Ravasi mette al bando i canti dei movimenti a messa. Buone speranze per l'heavy metal e il rock

Matteo Matzuzzi

A marzo convegno a Roma. La musica sacra non è di qualità, bisogna cambiare. L'apertura alle partiture di Lutero e alle tradizioni non romane. L'Alleluia delle lampadine resta, forse pure Fratello Metallo

Roma. La scure del Pontificio consiglio per la Cultura sta per abbattersi sui libretti di canti che sostano sgualciti e spesso con macchie d'unto ben visibili sui banchi delle chiese nostrane. Rinnovamento è la parola d'ordine (i carismatici non c'entrano, o almeno c'entrano fino a un certo punto), anche se nel mirino del cardinale Gianfranco Ravasi, insigne biblista, sono finite proprio le partiture così presenti nelle celebrazioni dei movimenti, dai Focolari a Comunione e Liberazione, dai Neocatecumenali a Taizé. Il motivo l'ha spiegato lo stesso porporato a Radio Vaticana, presentando il convegno Musica e chiesa: culto e cultura a 50 anni dalla Istruzione Musicam Sacram in programma a Roma dal 2 al 4 marzo.

 

 

"Devo dire che esiste una carenza della proposta musicale di alta qualità. In passato, difatti, la composizione veniva effettuata da tutti i grandi autori, musicisti, che intervenivano. Perché? Perché allora era profondamente unito il rapporto tra arte e fede. Ed è per questo motivo che tutto il lavoro che io direi si deve fare, è cercare di fare in modo di avvicinare sempre di più artisti e uomini di chiesa e liturgia – o anche semplicemente d’esperienza religiosa – per far sì che poi alla fine sbocci anche un’opera, sboccino opere che siano di grande qualità, come avveniva in passato".

 

Più drastico monsignor Carlos Alberto Azevedo, delegato del dicastero, che se la prende proprio con i movimenti, alcuni dei quali "nascono in una certa area del mondo e poi diffondendosi obbligano a eseguire musiche di un altro paese le comunità di fedeli dove arrivano".

 

Il fine del convegno è quello di "valutare il cambiamento paradigmatico nella concezione della musica della chiesa, rivisitando altresì il luogo e il ruolo del musicista di chiesa, aprendo a tradizioni musicali anche non di rito romano". Suor Cristina, pare essere dunque tagliata fuori dal nuovo corso. Così come i buoni tentativi di mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto che canta Mengoni e Noemi nelle sue omelie.

 

 

Non c'è da pensare solo alle danze africane o polinesiane che fino a un decennio fa si vedevano anche sul sagrato di San Pietro davanti al Papa, ma anche al repertorio protestante. "Lutero ha scritto un trattato intitolato Frau Musika (“La signora musica”), dedicandola quindi a questa componente che è poi diventata, dopo di lui soprattutto, fondamentale nel culto luterano", ha spiegato Ravasi, grande appassionato di David Bowie, Bob Dylan, Leonard Cohen e perfino di Prince.

 

"Adesso, in questo anno che è proprio il quinto centenario delle 95 tesi di Wittenberg, è il momento anche per ricordare che possiamo veramente scambiarci alcuni corali di Bach. Dobbiamo aprirci anche al contributo che ci viene offerto proprio dal mondo protestante con la sua grande tradizione e forse ancora con il suo desiderio di far sì che il culto abbia nella musica la declinazione concreta del Salmo che diceva: 'Cantate a Dio con arte'".

 

 

Insomma, la prospettiva delineata non è quella di sostituire l'Alleluia delle lampadine (così diffuso soprattutto nelle cosiddette messe dei bambini, dove i sacerdoti si mettono a simulare l'atto di avvitare, appunto, una lampadina, alternando tale gesto a diffusi applausi) con Bach, ma di fare piazza pulita di quel che si sente cantare nelle liturgie animate dalle corali dei movimenti. Anche perché è dura immaginare i cori parrocchiali guidati da anziane pensionate alle prese con le partiture di Bach.

 

E forse non vedremo neanche spopolare il repertorio del mitologico Fratello Metallo, detto anche Frate Rock, appassionato di heavy metal e autore di ben 16 album su quello stile. L'ultimo è Puntine metalliche. Così come avranno vita difficile i frati francescani che tempo fa improvvisarono flash mob sulle strade cagliaritane e i parroci che ballano e cantano "Mamma Maria" dei Ricchi e poveri in non meglio precisati momenti liturgici saltando di qua e di là tra l'altare e l'ambone come neanche fanno i concorrenti di Ballando con le stelle.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.