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In assenza di anime da curare e peccati da perdonare, anglicani e cattolici si buttano su CO2 e controllo delle nascite

Piero Vietti

La Chiesa d’Inghilterra soffre di un calo crescente di fedeli ma trova il tempo per dedicarsi alle emissioni di anidride carbonica. Il Vaticano intanto invita i sostenitori dell'aborto selettivo a parlare di come "salvare la natura da cui dipendiamo".

In un momento di confusione su che cosa sia peccato e cosa no, su quali comportamenti siano da condannare e quali invece da accettare come segni dei tempi, le chiese devono evidentemente adeguarsi a nuovi standard, dare un senso al loro esistere e orientare la barra per assecondare la corrente. La Chiesa anglicana soffre da anni un calo significativo del numero di fedeli: atea e multiculturale, l’Inghilterra lascia vuote le chiese di Sua Maestà, e tanti abbandonano la fredda Londra per la più accogliente Roma, convertendosi al cattolicesimo. Non essendo più troppo impegnata nella cura delle anime, la Chiesa d’Inghilterra ha deciso di occuparsi del nuovo e più grave peccato del terzo millennio, il riscaldamento globale causato dalle attività umane. Come racconta il Financial Times, infatti, l’Environment Agency Pension Fund, istituto della Chiesa anglicana che si occupa di investimenti, ha lanciato un progetto che punta a individuare le aziende che possono produrre gravi danni al clima. Grazie a uno strumento sviluppato con l’Istituto Grantham presso la London School of Economics e chiamato Transition Pathway Initiative, la Chiesa d’Inghilterra e l’Agenzia per l’ambiente classificheranno le aziende a seconda della loro pericolosità e influenza sui cambiamenti climatici. Il tool è disponibile online ed è gratuito, e gli investitori potranno utilizzarlo per confrontare le prestazioni delle 20 più grandi aziende globali produttrici di petrolio, gas ed energia elettrica.

 

La crociata della Chiesa d’Inghilterra contro il carbone è dunque cominciata, per la soddisfazione dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby: l’attuale primate degli anglicani ha lavorato infatti per undici anni nel settore petrolifero, cinque dei quali per la compagnia francese Elf Aquitaine con sede a Parigi, prima di diventare tesoriere del gruppo di ricerca sugli idrocarburi Enterprise Oil PLC a Londra. Custodire il pianeta e salvare Madre Natura dall’uomo non è solo preoccupazione anglicana, però. Oltre ai fedeli della Regina (e ai burocrati onusiani) anche il Vaticano è da tempo in prima linea. Più papisti di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (“sulla cura della casa comune”), alle Pontificie Accademie di Scienze e Scienze sociali, guidate da monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, hanno pensato di organizzare dal 27 febbraio al 1° marzo un convegno dal titolo “Come salvare il mondo naturale da cui dipendiamo”.

 

Il tema è l’estinzione biologica, nella presentazione del simposio sul sito ufficiale la parola “Dio” non compare mai, ma la tre giorni di incontri promette bene: tra i relatori invitati dal Vaticano c’è infatti Paul R. Ehrlich, biologo americano divenuto famoso nel 1968 con il libro The Population Bomb, in cui denunciava il pericolo della sovrappopolazione mondiale dando di fatto il via all’eco catastrofismo moderno, quello secondo cui l’uomo è un pericolo per il pianeta e la natura. Ispiratore diretto di programmi di sterilizzazione e aborti forzati in molti paesi del mondo, Ehrlich porterà all’ombra del Cupolone la sua ricetta per salvare il mondo (e siamo certi che i misericordiosi cardinali chiuderanno un occhio sul fatto che tutte le sue previsioni non si siano avverate, a partire da quella che annunciava dieci milioni di morti di fame ogni anno negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta). Non solo Ehrlich, però: alla pia conferenza su clima ed estinzione parleranno pure il teorico dell’influenza dannosa dell’uomo sull’ambiente Mathis Wackernagel, e John Bongaarts, vicepresidente del Population Council, un organismo che dagli anni Cinquanta si propone l’obiettivo di contenere l’aumento della popolazione mondiale con il controllo delle nascite. Tutti temi che, naturalmente, non vengono toccati nella Laudato si’. Fortuna che alle Pontificie accademie sono più zelanti di Francesco. 

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.