Il vescovo Munib Yunan e Papa Francesco in Svezia (foto LaPresse)

Onore a San Lutero

Matteo Matzuzzi
“Da entrambe le parti c’era una sincera volontà di difendere la vera fede”, dice il Papa in Svezia

Roma. “Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare a un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri”. E’ il cuore dell’omelia che il Papa ha pronunciato nella cattedrale luterana di Lund, in Svezia, dove s’è recato per commemorare i cinquecento anni della Riforma scatenata dal monaco Martin Lutero, che il 31 ottobre del 1517 affiggeva sul portale della cattedrale di Wittemberg le sue novantacinque tesi. Francesco al viaggio apostolico in Svezia ci teneva, e prima di atterrare a Malmö aveva sottolineato quanto fosse “importante” questo appuntamento sotto il profilo dell’ecumenismo.

 

“Anche noi”, ha detto più tardi nell’omelia, “dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice”: “C’era una sincera volontà da entrambe le parti di professare e difendere la vera fede, ma siamo anche consapevoli che ci siamo chiusi in noi stessi per paura o pregiudizio verso la fede che gli altri professano con un accento e un linguaggio diversi”. E poi, molto di quanto già preannunciato nella lunga intervista esclusiva concessa la scorsa settimana ai gesuiti della Civiltà Cattolica: “Con gratitudine riconosciamo che la Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della chiesa”. Quindi, il Pontefice si è soffermato sulla dottrina della giustificazione, “che esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio”. La questione “del giusto rapporto con Dio – ha osservato – è la questione decisiva della vita. Con il concetto di ‘solo per grazia divina’, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta”.

 

Più tardi, il Papa e il vescovo Munib Yunan, presidente della Federazione mondiale luterana, hanno firmato la Dichiarazione congiunta che sottolinea come “differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della riconciliazione”. Quanto a uno dei punti più delicati, ossia la possibilità di “ricevere l’eucaristia a un’unica mensa come concreta espressione della piena unità”, la Dichiarazione si limita genericamente a ribadire che “questo è l’obiettivo dei nostri sforzi ecumenici, che vogliamo far progredire, anche rinnovando il nostro impegno per il dialogo teologico”.

 

Questa mattina, prima di ripartire alla volta di Roma, Francesco celebrerà la messa per la locale comunità cattolica. “All’inizio – aveva detto alla Civiltà Cattolica – non prevedevo di celebrare una messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica. Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri paesi vicini. Allora ho deciso di celebrare una messa, allungando il viaggio di un giorno. Infatti volevo che fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani. L’incontro ecumenico va preservato nel suo significato profondo secondo uno spirito di unità, che è il mio”.

Di più su questi argomenti:
  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.