LaPresse / Roberto Monaldo

Epic fail dei retroscenisti

Massimo Bordin

La manovra economica non è lacrime e sangue e la legge elettorale è distante da come ne hanno parlato le paginate scritte dai grandi giornali 

Capita che le cose non vadano come i retroscenisti ci avevano prospettato. Consideriamo una vicenda centrale nella politica di questi giorni. La manovra economica che avrebbe dovuto essere lacrime e sangue, tanto da essere considerata nei mesi scorsi il principale motivo per una fine anticipata della legislatura, per fare in modo che altri affrontassero la responsabilità di vararla. Ieri il Consiglio dei ministri ha varato una manovra che certo già si attira le critiche di Renato Brunetta e spinge il M5s a paragonare il governo alla banca d’affari JP Morgan, ma in un contesto senza lacrime e tanto meno sangue. Il massimo dello scontro sociale si focalizza sull’uso del contact less per pagare un tramezzino e la cosa più seria riguarda l’entità del super ticket. Naturalmente c’è dell’altro, assai più strutturale, ma si può affrontare in un clima che non prevede la Troika dietro l’angolo, evocata da Bersani. Seconda questione, la legge elettorale. Il reinserimento delle coalizioni sembrava essere decisivo per il centrosinistra. Alcune obiettive forzature nella legge Rosato parevano ispirate proprio da questa esigenza ma la sua concretizzazione appare sempre più problematica. L’ala destra della coalizione potrà forse essere Alfano. Quanto alla lista di sinistra, il federatore Giuliano Pisapia per ora ha federato Tabacci e pochi altri, mentre si profila un quarto polo guidato da Mdp. Se pensiamo alle pagine dedicate dai grandi giornali a queste ipotesi viene spontaneo apprezzare fogli più compatti e densi.

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