Quello che non dovrebbe fare un presidente della Camera

Massimo Bordin

Negli anni Ottanta nacque una polemica perché Nilde Jotti, che allora ricopriva quel ruolo, intervenne dal palco nel congresso del suo partito, il Pci. Fu un intervento misurato. Oggi invece

Ci siamo abituati a presidenti delle Camere che giocano un ruolo politico molto marcato. Nella prima repubblica era una carica importante ma tagliava fuori dal gioco politico chi la ricopriva. I suoi detentori, potevano aspirare solo alla presidenza di un cosiddetto governo balneare, da luglio a settembre, o a quella assai più prestigiosa e duratura della Repubblica. Giovanni Leone ebbe l’uno e l’altra, ma fu l’unico e non finì benissimo. Oggi, in particolare la presidenza della Camera, si è trasformata in modo molto netto ed è forse il ruolo che più è mutato, dal 1994, nel funzionamento delle istituzioni. Negli anni 80 nacque una polemica perché Nilde Jotti, che ricopriva quel ruolo, intervenne dal palco nel congresso del suo partito, il Pci. Fece un intervento misuratissimo, praticamente anodino, eppure più d’uno le ricordò che aveva il dovere di rappresentare nei suoi interventi pubblici tutti i deputati che presiedeva e un congresso di partito non era la sede adatta. Ancor più, il dovere della rappresentanza di tutti dovrebbe trattenere il presidente, per di più dentro le mura della Camera, dall’indicare la necessità di approvare un disegno di legge. Eppure a Montecitorio due giorni fa è successo proprio questo. Non è un buon precedente, a prescindere dal merito.

Di più su questi argomenti: