Un'immagine di via D'Amelio dopo l'attentato (foto via Wikipedia)

Ingiustizia carceraria e storie interessanti

Massimo Bordin

La battaglia perché perfino ai mafiosi vengano garantiti dei diritti, non può fare dimenticare, oggi che è l’anniversario della strage di via D’Amelio, quanto questi personaggi si sentissero forti e impuniti

Gli articoli di Damiano Aliprandi su Il Dubbio sono belli e soprattutto utili. Tutti i giorni Aliprandi, seguendo le mosse dei garanti regionali dei detenuti o quelle di Rita Bernardini e dei radicali, parla di qualche ingiustizia carceraria e finisce per raccontare storie interessanti, come ieri quella del vecchio ’ndranghetista che sta al 41 bis in gravi condizioni, ricoverato a Parma in un reparto, riadattato a carcere speciale, dell’ospedale. Insieme sono lì detenuti Riina e Farinella. Di Riina sappiamo tutto, Farinella è pure un personaggio interessante. Era uno dei tre capi mandamento, tre non trecento, cui fu revocato il 41 bis da Conso che per quell’atto si ritrovò imputato nel processo sulla trattativa. Le imputazioni di Farinella all’epoca non giustificavano quel regime carcerario, poi si precisò il suo ruolo di mafioso e da più di vent’anni è detenuto al 41 bis. Strano modo di beneficiare di questa famosa trattativa. Un altro caso di 41 bis sempre a Parma, ma stavolta nel carcere propriamente detto, è quello di Piddo Madonia, temuto capomafia del nisseno, detenuto da un quarto di secolo ora è semi cieco. La battaglia, giusta a parere di chi scrive, perché a costoro, perfino a costoro, verrebbe da dire, vengano garantiti dei diritti, non può fare dimenticare, oggi che è l’anniversario della strage di via D’Amelio, quanto questi personaggi si sentissero forti, feroci e soprattutto impuniti. Non poterono continuare a esserlo grazie al risveglio dello Stato, che oggi nei dibattiti verrà messo sul banco degli imputati dove ancora si trovano, non metaforicamente, quelli che li arrestarono.

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