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Il caldo lunedì della commissione Moro

Massimo Bordin

Su Aldo Moro (e sull'Isis) il palestinese Bassam Abu Sharif ha le idee chiare: "E' tutta colpa degli americani" 

Emozioni internazionali ieri per gli onorevoli indagatori della ennesima commissione parlamentare sul caso Moro: a intrattenerli è stato il palestinese Bassam Abu Sharif, che prima di entrare nell’inner circle di Arafat nell’Olp, era stato un dirigente del più estremista Fronte Popolare di liberazione. I rapporti del Fplp con le Br e le informazioni raccolte dai palestinesi sul rapimento Moro sono stati l’oggetto delle domande. Sul primo tema la risposta è stata articolata, forse anche troppo. Da un iniziale: “Noi e le Br? Nulla a che vedere”, a un: “Certo molti di loro si sono addestrati nei nostri campi, ma io sono certo – ha proseguito Abu Sharif, venendo alla seconda domanda – che con il rapimento di Moro non c’entrano. Sono state forze speciali Usa a sparare in via Fani. Per colpire un bersaglio in movimento e lasciare indenne l’ostaggio ci voleva una preparazione militare che le Br non avevano”, ha sentenziato il vecchio guerrigliero. Gli onorevoli indagatori lo hanno ascoltato incantati, tranne chi per scrupolo una occhiata a via Fani deve pure averla data. Una strada stretta, in discesa con parcheggi ai lati, dove anche una scorta non può tanto correre e in ogni caso a un certo punto, quando, finita la discesa, c’è una curva a gomito, deve quasi fermarsi. Se poi c’è una macchina che la blocca, deve proprio fermarsi. Lì hanno sparato, a un bersaglio fermo distante meno di un metro. Non ci volevano i Delta Force. Ma Abu Sharif è molto convinto della pista Usa e a riprova ha aggiunto: “Del resto noi sappiamo che anche l’Isis è una creatura americana”. Mentre queste righe vengono spedite i lavori della Commissione continuano e il caldo non accenna a diminuire.

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