Franco Roberti. LaPresse / Roberto Monaldo

Come cresce la 'ndrangheta a spese di Cosa nostra

Massimo Bordin

I rapporti di forza delle organizzazioni criminali italiane, nella relazione del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti 

Nella sua relazione, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha riproposto una lettura dei rapporti di forza fra le tre organizzazioni criminali italiane che da diversi anni ormai caratterizza l’analisi della Dna, che a sua volta rielabora il lavoro di investigazione della Dia e delle altre forze di polizia giudiziaria utilizzate dalle Dda delle procure. Il dato che qui interessa è grossolano, non particolarmente analitico, è di quelli che si misura a spanne. La crescita della ’ndrangheta è quasi direttamente proporzionale alla decrescita di Cosa nostra siciliana. Più analiticamente seguendo la relazione di Roberti si nota come i mafiosi calabresi siano riusciti a coprire spazi lasciati vuoti da quelli siciliani e come la struttura reticolare ’ndranghetista abbia, in tempi di aumentata repressione, retto meglio di quella piramidale di Cosa nostra. Si tratta di un fenomeno che dura da decenni, ormai, parallelamente alla globalizzazione che ha tolto ai siciliani l’esclusiva dei canali di traffico della droga pesante. Non sono concetti nuovi ma si confermano e si precisano anche a proposito della capacità di penetrazione nella politica e nelle amministrazioni locali del centro nord. E’ sempre più imbarazzante confrontare questi dati ormai oggettivi con la retorica di certa antimafia che dilata oltre misura la forza di Cosa nostra, la sua capacità di espansione, fino al punto di far apparire qualche pm, più che un acuto investigatore volto a sconfiggere Cosa nostra, un suo banale apologeta, fermo a schemi antichi e ormai infondati.

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