I cantieri al "palazzo della legalità" a Caltanissetta

Quanto costa la legalità. La storia di Elio Collovà

Massimo Bordin

La vicenda del “palazzo della legalità” di Caltanissetta e gli affari dell'antimafia

Collovà è un cognome da romanzo e infatti la storia del dottore commercialista Elio Collovà è molto interessante. Il nostro personaggio è assai considerato come amministratore giudiziario dall’ufficio misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che come ricorderete ha avuto recentemente notevoli traversie giudiziarie. In questa storia lo scenario si sposta da Palermo a Caltanissetta dove c’è un altro personaggio chiave, Pietro Di Vincenzo, costruttore e per lungo tempo presidente della Confindustria locale, ruolo da cui venne spodestato dal giovane imprenditore Antonello Montante, in nome del rinnovamento e soprattutto della antimafia. Infatti Di Vincenzo ebbe seri guai giudiziari e venne condannato a dieci anni in un processo dove l’accusa fu sostenuta dal procuratore generale Roberto Scarpinato. Poi la sentenza fu ribaltata e Di Vincenzo uscì assolto. Nel frattempo fu indagato per mafia Montante e dopo due anni l’indagine ancora non è chiusa. A Di Vincenzo fu sequestrato un ingente patrimonio e qui torna in scena il dottore Collovà che se ne vide affidata dal tribunale la amministrazione. Tanti soldi, coi quali Collovà decise una iniziativa imprenditoriale. Comprata un’area in centro città ci costruisce un palazzo da 50 appartamenti. Lo chiama “il palazzo della legalità”. Finché arrivano “Le Iene” che mostrano in un loro servizio, ripreso solo da Tele Jato e Radio Radicale, che la legalità è molto costosa, vuoi per la cifra dell’intera operazione, tutta in perdita per ora, vuoi per quella, circa dieci milioni, delle consulenze utilizzate. Fra i consulenti, liquidato con circa 700 mila euro, l’architetto Mario Teresi, fratello del dottore Vittorio Teresi, procuratore aggiunto della Dda palermitana, impegnato nel processo trattativa. Non è una bella storia?

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