Black bloc in piazza (foto LaPresse)

A Roma un fine settimana con previsioni molto fosche

Massimo Bordin

Non tutte le contro manifestazioni indette per l’anniversario dei Trattati di Roma danno sufficienti garanzie di compostezza

Fine settimana con previsioni molto fosche sull’ordine pubblico a Roma. Misure straordinarie che inducono a un week end fuori città o a restare tappati in casa con adeguati dvd, libri e provviste. Resta sperabile ci sia della esagerazione ma qualcosa finirà comunque per succedere. Non tutte le contro manifestazioni indette per l’anniversario dei patti di Roma danno sufficienti garanzie di compostezza, diciamo così. Soprattutto riappare nelle cronache della vigilia un brand che pareva ormai appannato dal tempo, il “blocco nero”, i black bloc. Se ne attendono centinaia, qualcuno ha scritto migliaia. Fatta la tara sulle previsioni è utile forse riflettere per un momento su un aspetto che non riguarda la guerriglia urbana ma la politica. Sono passati sedici anni, che non sono i sessanta trascorsi dai patti di Roma ma non sono neanche pochi. Ha senso un revival in grande stile? Forse sì, naturalmente dal loro punto di vista. L’attacco violento ai vertici mondiali, iniziato a Seattle, culminò nei fatti di Genova 2001. I temi li ricordate: il rifiuto della globalizzazione, innanzitutto, e poi un gran calderone su «un altro mondo possibile» fondato sulla decrescita, che beotamente veniva definita «felice», ma soprattutto una rivendicazione perentoria contro i rappresentanti legali dei singoli paesi: «Nessuno vi ha eletto per decidere i destini del mondo». Poche settimane dopo le Torri Gemelle li derubricarono ma è innegabile che i loro temi siano tornati di attualità, dal bilateralismo di Trump alla critica della democrazia rappresentativa praticata dal 30% degli elettori italiani, secondo i sondaggi. Perché non dovrebbero farsi risentire?

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