Michele Emiliano e Andrea Orlando (foto LaPresse)

Emiliano, il caso Consip e il principio "Chi picchia per primo, picchia due volte"

Massimo Bordin

Il candidato alla segreteria lascia ventilare un presunto conflitto di interessi del rivale Andrea Orlando 

“La miglior difesa è l’attacco” o anche, più rozzamente, “Chi picchia per primo, picchia due volte”. Ecco, a questo aureo principio della rissa di strada deve essersi ispirato Michele Emiliano nel momento in cui ha deciso di utilizzare l’evocazione insinuante – “Io non chiedo le dimissioni di nessuno”, ha tenuto a precisare – del conflitto di interessi verso il suo rivale nelle primarie Andrea Orlando, ministro di Giustizia, Emiliano lascia intendere che, con il dibattito focalizzato sulla indagine Consip, il guardasigilli sarebbe avvantaggiato dalla sua posizione. Qualcuno finge anche di crederci ma Emiliano, magistrato in aspettativa, sa benissimo che il ministro, al contrario di ciò che avviene in altri paesi civili, non ha alcun modo di interferire con una indagine in corso né di ottenere informazioni su di essa. Non è l’attorney general. Può certo disporre una inchiesta amministrativa o aprire un procedimento disciplinare, ma sarebbero atti pubblici condotti da magistrati e ovviamente giudicati dagli elettori. Di sicuro una qualsiasi sua dichiarazione nel merito dell’indagine sarebbe valutata come una grave interferenza. Non così un comportamento analogo da parte di Emiliano che nella faccenda si è già voluttuosamente tuffato. E’ anche probabile che goda di buone fonti visto il suo ruolo di magistrato in aspettativa, con una rete di relazioni nell’ambiente giudiziario sicuramente superiore a quella del ministro. Nulla di illecito in sé ma se parliamo di conflitti d’interessi potenziali, la questione cambia.

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