Luca Lotti all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2017 (LaPresse)

Quello di fiducia a Lotti sarà un voto completamente politico

Massimo Bordin

La mozione contro il ministro è improbabile. Ma sarà un banco di prova per i fuoriusciti dalla scissione Pd

Non è per nulla sicuro che la mozione di sfiducia contro il ministro Lotti ottenga la maggioranza, anzi a fare i conti sulla carta è improbabile. Per di più proprio personalizzando la questione è inevitabile fare i conti con il suo merito. Non è la stessa cosa della ministra Cancellieri o della ministra Guidi, che pure non erano indagate al momento delle loro dimissioni. C’era la certezza però di un loro comportamento, variamente giudicabile. Nel caso di Luca Lotti certezze non ce ne sono di alcun tipo. Non c’è nemmeno una intercettazione che riporti la sua viva voce, e gli sms branditi dal governatore-candidato-magistrato non contengono nulla di censurabile. Almeno, questo è lo stato dell’arte al momento della presentazione della mozione, a meno che non si voglia sul serio ritenere probante una L. vergata su un foglietto strappato e ricomposto. Né si tratta di autorizzare un procedimento che il Parlamento non ha più alcun potere di fermare. Sarà dunque un voto totalmente politico anche se indotto da una iniziativa giudiziaria. Una considerazione di tipo politico a questo punto è lecita. La scissione dei fuoriusciti dal Partito democratico avrà un banco di prova nel voto su Lotti. Se aderiranno alla mozione di leghisti e Cinque stelle se ne dovrà dedurre che ritengono sul serio di potersi giovare di una iniziativa sulla quale non hanno al momento alcun controllo e, in prospettiva, nessuna possibilità di egemonia. Se ce ne fosse ancora bisogno sarebbe la prova del loro velleitarismo e, insieme, della loro subalternità.

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